“Come vostra zia Petunia sembra non dover morire mai”: questo diceva del Commodore 64 il suo più diretto concorrente, Alan Sugar, presidente di Amstrad e detentore delle licenze sullo Spectrum dopo averle acquisite da Sinclair. L’annuncio di fine produzione, nel 1994 al CeBIT di Hannover, del dominatore incontrastato di oltre un decennio di informatica casalinga fu seguito a stretto giro dal fallimento della stessa casa madre lasciando sia C64 che Amiga privi di una figura centrale.
Se però gli amighisti puntavano a una competizione col fronte opposto PC e Mac, a giocarsela sul piano della produttività della macchina e in questo a riconoscersi come una comunità a sé stante, la stessa cosa non accadeva per il Sessantaquattro, visto in un ruolo super partes quasi istituzionale, antenato comune e rispettabile dell’informatica moderna, da guardare con unanime affetto. Ne consegue che il software uscito in questi anni si limiti a cavalcare l’onda emotiva alla ricerca del plauso per la vittoria su un hardware incomparabile alle configurazioni odierne.
Messo in quest’ottica si comprende meglio quanto, mentre l’Amiga abbia puntato ad espandersi in una sfiancante rincorsa al PC, la stragrande maggioranza delle release per C64 di qualsiasi natura fosse si contenti della configurazione base con l’aggiunta di un modesto disk drive 1541. Ciò non significa che non abbiano fatto la loro comparsa espansioni di memoria, hard disk, lettori CD e CPU aggiuntive ma che il loro compito fosse solo di migliorare la qualità dell’esperienza utente piuttosto che quella condicio sine qua non sul fratello maggiore.
Videogiochi
Il Rubicone tra le produzioni videoludiche di epoca commerciale e le successive viene individuato nel capolavoro tecnico “Mayhem in Monsterland” ( 1993 ), canto del cigno dei fratelli Rowlands, meglio noti come Apex Computer Productions e già incensati per Creatures I e II, Retrograde e Cyberdine Warrior. Più o meno coevi in Germania, vera Mecca dei sessantaquattristi, per i tipi della CP Verlag gli sparatutto “Lions of the Universe” (1993) o il primo “Enforcer” ( 1992 ) di Manfred Trenz, leggenda vivente tornata sulle scene con la sua Denaris Entertainment Software , in onore del quale sono poi usciti Turrican III (’97-’04) degli Smash Design ed Enforcer II (quest’ultimo ancora in fase di preview ).
Trenz non è stato l’unico a compiere un clamoroso ritorno, la Psytronik , attiva tra il ’93 e il ’95, ha fatto la sua ricomparsa a partire dal 2008 con nuovi titoli capitanati dall’imminente “Knight ‘n’ Grail” a fianco del vecchio catalogo (Sceptre of Baghdad, Archetype etc) riproposto per l’occasione. Così come la Protovision nel 2001 ha presentato in inglese “Newcomer”, un’avventura/RPG dalla grafica spettacolare uscita nel ’94 solo nell’idioma magiaro.
Non da meno le produzioni ludiche in arrivo dalla demoscena tra cui l’entusiasmante conversione dai 16 bit di Pinball Dreams ( 2006 ) in soli 92KB e pure DreamCars64 dei Padua nei suoi 32KB non scherza. Discorso a parte Metal Dust , shooter massiccio che sfrutta le capacità offerte dalla scheda acceleratrice della CMD. Tralasciando un’insipida sequela di scialbi puzzle-game, sono stati i generi sparatutto e platform a toccare nuovi livelli in questa seconda vita dell’8-bit Commodore.
Sistemi operativi
L’OS per eccellenza alternativo (“alternativo” è in effetti aggettivo fuorviante per l’OS più venduto ai suoi tempi assieme a Mac OS e MS-DOS, ndr) al kernel presente in ROM è sempre stato il GEOS, la cui ultima release ufficiale della Berkeley Softworks risale al 1988. Altri si sono affacciati tra gli anni Novanta e Duemila.
Le varianti di Linux hanno goduto di minor fortuna rispetto ad altri lidi, incluso lo stesso C128, in parte per l’assenza di una qualsivoglia GUI e molto per la natura tutto sommato sperimentale: LUnix (’93-’04) ne è stato quasi il port ufficiale, il GeckOS (’89-’99) invece ha coltivato uno spirito più pratico pur mantenendo una impronta Unix. I veri mattatori sono stati piuttosto i sistemi operativi dotati di GUI, quasi tutti nella scia del venerando GEOS , ovvero un upgrade del suddetto a nome GateWay (1996) pensato per sfruttare i loro hard disk, extra-RAM e amenità varie.
Due anni dopo arriva Wheels (1998), erede policromo con capacità multimediali arricchito da The Wave, un vero browser. Qualcuno sente la necessità di spezzare la catena di patch su patch e di fare qualcosa ex-novo per la SuperCPU: Wings della Protovision nasce dall’unione dei due OS CLiPS e JOS, promettendo di ereditarne multitasking, plug’n’play, stack TCP/IP e altre meraviglie: i suoi tools di video-editing sono semplicemente incredibili.
L’unico multipiattaforma ad aver trovato un certo consenso è il minimalista Contiki dotato di una suite completa per la navigazione online (funge persino da server web ) e che si attesta su requisiti hardware risicatissimi.
Hardware
CMD è l’acronimo di Creative Micro Designs, l’azienda leader delle espansioni per C64 sino al 2001, anno del passaggio di consegne dei suoi prodotti alla Click Here Software di Maurice Randall, l’autore di Wings.
Della CMD la acclamata scheda acceleratrice SuperCPU basata su un 65816 a 20Mhz, stesso processore dello SNES (ma con un clock più alto del 16bit Nintendo) compatibile a livello di set di istruzioni col 6510 che andava a sostituire. Sempre dalla stessa azienda sono arrivate ogni sorta di periferiche: il GeoCable per usare le stampanti moderne, un cartuccia con SID extra per performance in stereo, lo smartmouse con tre pulsanti, memoria extra, interfacce per modem e qualsiasi altro dispositivo potesse beneficiare il computer Commodore.
Paralleli correvano progetti quali IDE64 (dal 1997 a oggi) in grado di far collegare due uscite IDE a scelta tra hard disk, lettore CD o DVD, ZIP: ma solo la dipartita di CMD ha dato piena visibilità alla Individual Computers con la sua MMC64 (2005), lettore di MMC e SD card, e alla Retro Replay , cartuccia erede spirituale della Action Replay cui si può connettere RR-Net per le escursioni in intranet.
Quanto ai cloni, la facile reperibilità a prezzo irrisorio nei mercatini dell’usato ha frenato a lungo lo sviluppo, il C-One (2002) è un rifacimento in FPGA pensato per il mercato hobbistico e capace di emulare anche altri sistemi, mentre il C64DTV (2004) ha rimpicciolito il tutto alle dimensioni di un joystick collegabile direttamente alla TV. Trenta i giochi preinstallati, si rivolge a una utenza ludica e la presenza di hardware aggiuntivo delizia i più smanettoni (alcune demo sono uscite apposta per sfruttare queste nuove caratteristiche ). E dopo il C64 SX-Executive l’assenza di una versione laptop è stata colmata dall’amatoriale Picodore (2007) di Jason Winters.
Fabrizio Bartoloni
fonti immagini: Knight’n’Grail , Clips