Hanoi (Vietnam) – “Mentre si trovava nella prigione di Nam Ha, Le Chi Quang ha espresso il proprio rimorso e ammesso i suoi crimini e quelli delle persone che lo hanno spinto ad attività contro lo stato vietnamita”.
Così recita una sorprendente nota del ministero degli Esteri con cui Hanoi ha reso pubblica la scarcerazione di un cyberdissidente con due anni di anticipo sulla pena prevista, sorprendente in quanto non accade spesso che un nemico del popolo venga rilasciato.
Non è però difficile capire perché il 34enne Le Chi, arrestato a febbraio 2002, abbia deciso di firmare l’abiura che gli ridà la libertà. Come già denunciato da Amnesty International , infatti, l’uomo soffre di malattie che in prigione, dove sarebbe dovuto rimanere altri due anni, gli sarebbero potute costare la vita. La nota del Ministero, oltre a parlare della lettera di contrizione di Le Chi, cita peraltro “motivazioni umanitarie” che hanno indotto al rilascio. La morte di un cyberdissidente in carcere avrebbe peraltro nuociuto non poco all’attuale tentativo di Hanoi di aprire nuovi rapporti con i paesi occidentali.
Le Chi era stato arrestato dopoché, sono parole delle autorità vietnamiti, “è stato preso con le mani nel sacco mentre stava inviando email all’estero”, email che contenevano critiche rivolte contro il regime comunista.
Curiosamente, il rilascio di Le Chi coincide con il crackdown nazionale contro l’uso distorto di Internet ordinato e programmato dai gerarchi di Hanoi.