Roma – La guerra dei bollini sull’Accessibilità impazza. Liti furenti si scatenano quasi quotidianamente sui principali organi di comunicazione fra gli “addetti ai lavori”. Chi il bollino non lo vuole, chi se lo prende, chi lo critica, chi se lo inventa, chi lo usa come baluardo e medaglia e chi più ne ha più ne metta.
L’Accessibilità, zitta zitta e senza neppure volerlo, ha certamente creato più zizzania di quanto (forse) realmente ne meritasse. O forse, l’Accessibilità è una prospettiva ancora un po’ nebulosa, come una stella esplosa che fa attorno a se nubi di gas. A volte però si tratta di nubi tossiche anche per se stessa.
Il Bollino, ovvero un logo da apporre al sito o alla pagina Web Accessibile, conforme cioè alle Raccomandazioni del W3C, le Web Content Accessibilità Guidelines 1.0 (per ora continuiamo ad accontentarci di queste), è testimonianza e dimostrazione tangibile e visibile dell’impegno profuso dal sito che ha scelto di rendere accessibile le proprie informazioni e servizi.
Il busillis però è forse un altro, e nuovamente presuppone un cambio di prospettiva.
Le pagine web e i siti sono prodotti vivi , in costante mutamento , soggetti a repentini cambi e aggiornamenti, gestiti da un numero non sempre definibile di mani e di teste. Un sito Web è un lavoro corale, in cui ognuno, in fase implementativa apporta il proprio specifico know-how, e del cui aggiornamento si prendono cura spesso persone non sempre pienamente consapevoli del proprio ruolo di “mediatori dell’informazione”. Sono infatti coloro che aggiornano il sito a porsi come Caronte hi-tech che ci traghettano nel mare magnum delle informazioni di un sito.
Ora, proprio la natura dinamica di un sito, per definizione in costante evoluzione e sottoposta a costanti aggiornamenti, fa sì che la diatriba sul bollino dimostri un punto di debolezza .
L’Accessibilità infatti non è un risultato statico (come potrebbe essere un risultato statico se è applicata ad un oggetto dinamico?), ma è un procedimento .
Ogni singolo intervento o aggiornamento su ciascuna pagina Web costituisce per definizione una potenziale criticità del livello di Accessibilità dichiarato spavaldamente dal bollino in fondo alla pagina.
Più che pensare di certificare una singola pagina o un sito Web etichettandolo come accessibile, si potrebbe pensare ad un cambio totale di prospettiva e certificare non il prodotto o il risultato, ma il processo .
Un bollino può permettersi di verificare e attestare la conformità alle linee guida dell’Accessibilità di un istante nell’arco del tempo di vita e di evoluzione di un prodotto online ma, teoricamente, dopo il primo aggiornamento successivo alla certificazione il bollino diventa obsoleto .
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che fornendo i giusti mezzi è possibile aiutare coloro che devono aggiornare il sito a mantenere il risultato conseguito, ma di fatto non si ha il controllo sulle azioni e sulle reali intenzioni operative della persona che sta aggiornando un servizio o una notizia. Questo fa si, nuovamente, che se il sito gode di collaboratori lungimiranti e accorti, nonostante l’obsolescenza del bollino (il bollino ha fotografato una situazione momentanea del sito) il risultato, ovvero il valore del bollino, possa essere mantenuto. Ma a questo punto più che il risultato, si sta analizzando il processo.
La certificazione del processo, si sa, è una prassi decisamente più lunga e laboriosa, sia da parte di chi deve operare e lavorare concretamente sul sito che per i valutatori che si trovano invece a dover verificare il livello di conformità raggiunto dal sito.
Ma la certificazione di un processo aziendale permetterebbe di garantire un livello qualitativo del sito Web maggiore, favorendo contestualmente la diffusione di una cultura dell’Accessibilità e l’applicazione delle corrette norme di sviluppo e aggiornamento di un sito.
Certo, la guerra dei bollini ha fatto già anche troppe vittime in un settore dove, purtroppo, le idee non sono sempre cristalline e dove, per ora, è giusto accontentarsi ed essere soddisfatti che qualcosa si stia muovendo in direzioni che si sperano promettenti.
E del resto ce lo insegna anche la matematica: uno è pur sempre maggiore di zero.
Patrizia Bertini
Accessibile.net
di Patrizia Bertini vedi anche:
Accessibilità, punto di partenza o di arrivo?
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