Condannati a svolgere lavori socialmente utili per aver rubato due oggetti in un gioco di ruolo online: è accaduto in Olanda, paese in cui risiedono gli imputati, due adolescenti di 14 e 15 anni. Inamovibile il giudice: appropriarsi di oggetti virtuali è comunque un furto. Le normative cambiano di paese in paese: non tutti i ladri virtuali si ritrovano a dover rispondere delle conseguenze giudiziarie dei loro atti online.
È successo a Leeuwarden, in Frisia: i due adolescenti avrebbero costretto un loro coetaneo a trasferire ai propri account un amuleto ed una maschera virtuale utilizzati nel gioco di avventura online RuneScape . La faccenda è stata quindi denunciata e così si sono aperte le porte del tribunale. Colpevoli, questo il verdetto del giudice: dovranno pagare con l’obbligo di svolgere 180 ore ciascuno di lavori socialmente utili.
Stando a quanto dichiarato da un portavoce della corte, l’appropriazione dei beni telematici è comunque un reato: “Stando alla legge olandese, i beni virtuali sono comunque beni soggetti a proprietà, quindi tutto ciò rientra nel reato di furto”.
I furti di beni di pixel trovano terreno fertile nei metamondi dove spesso vige l’anarchia: è successo anche in Second Life, che spesso è stata additata come una vera e propria zona franca per pirati di ogni genere. Come riportato qualche tempo fa da Punto Informatico , nel metamondo di Linden Lab il commercio illegale di beni virtuali spadroneggia , costringendo alla ritirata onesti venditori e vetrine virtuali di noti marchi presenti con l’intenzione di ampliare i propri affari.
Casi del genere non sono poi così rari: certo, eventuali conseguenze virtuali dipendono sempre dall’interpretazione delle norme del mondo reale che regolano il possesso di beni virtuali. Un caso simile si è verificato qualche anno fa anche in Cina. Le modalità sono le medesime: denaro e oggetti virtuali furono sottratti da un giovane gamer, condannato dai giudici a pagare una somma pari a circa 500 euro poiché, anche secondo la legge cinese, tutto ciò corrisponde ad un furto reale.
Vincenzo Gentile