Il cyber-uomo, l’umanità aumentata profetizzata da innumerevoli scrittori e scienziati, è a portata di mano. Se Ray Kurzweil fissa al 2029 il limite entro il quale nascerà la macchina-uomo (o l’uomo-macchina), occorrerà aspettare molto meno per vedere la tecnologia arrivare in soccorso di chi soffre di una malattia cronica o è vittima di un incidente.
Come ricorda Terry Johnson sulle pagine di io9 , sono moltissimi i dispositivi che in questi anni hanno migliorato e spostato in avanti i limiti delle protesi e degli impianti biotecnologici. È il caso del cyber-occhio realizzato dalla statunitense Second Sight , in grado di restituire la vista ai pazienti effetti, ad esempio, da retinite pigmentosa. Ma nella ricerca c’è spazio anche per protesi che non sono pensate per risolvere un problema: la lente per la supervista , realizzata all’Università di Washington, promette di migliorare e amplificare le capacità umane. Anche di coloro che la natura ha già dotato di una vista perfetta.
Grossi passi in avanti sono stati anche compiuti nel campo delle protesi uditive . Le prime sperimentazioni sugli animali di apparecchi connessi direttamente al sistema nervoso sono state avviate , e secondo i ricercatori entro cinque anni potrebbero rivoluzionare il settore. Per chi non avesse voglia di attendere ci sono sempre gli sperimentati apparecchi cocleari, che richiedono tuttavia un certo dispendio economico per “imparare” ad usarli. Oppure si potrebbe tentare la sorte e cercare di farsi ammettere nella sperimentazione di Carina , l’ultimo ritrovato in fatto di protesi uditive che tuttavia è ancora al vaglio della Food and Drug Administration ( FDA ) negli USA.
È anche, e forse soprattutto, nelle protesi articolari che è riposta la massima speranza. Ci sono braccia artificiali in grado di “leggere nel pensiero” analizzando il movimento dei muscoli del torace, restituendo a chi le utilizza la spontaneità dei movimenti. E poi ci sono le mani dal tocco deciso e raffinato, capaci di restituire ai pazienti il piacere di afferrare anche gli oggetti più delicati “e di cambiare per sempre la loro vita”. La tecnologia pensa anche a chi ha subito amputazioni limitate, garantendo a tutti di ricominciare a vivere con dieci dita .
L’immaginazione degli scienziati si è spinta anche oltre. Persino una condizione problematica come la tetraplegia può essere scavalcata, grazie all’installazione di circuiti elettronici direttamente collegati alla materia celebrale: BrainGate si interfaccia con la corteccia motoria, consentendo al disabile di muovere un puntatore sullo schermo di un computer. E in futuro il suo utilizzo potrebbe allargarsi e permettere di controllare apparecchiature avveniristiche come un esoscheletro .
I dispositivi di ausilio al movimento sono uno dei settori in più rapida espansione nel campo della tecnologia: da quelli per uso civile a quelli militari, il loro scopo è fornire un supporto pratico a chi li utilizza, sollevando il loro corpo dal peso di lavori fisici o sostenendo chi è vittima del peso degli anni o di un incidente invalidante.
L’obiettivo è quello di rendere tutte queste protesi sempre più perfezionate, sempre più facili da usare e sempre più efficaci nel riprodurre il movimento e le fattezze del corpo umano . Forse è davvero troppo presto per parlare già di cyborg , ma la strada è stata tracciata: occorrerà prestare qualche attenzione quando la tecnologia entrerà in contatto con la parte più intima dell’individualità umana , ma è indubbio che nel futuro di tutti le macchine diverranno parte integrante dell’uomo, non oltre la fine del ventunesimo secolo.
Luca Annunziata
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