San Francisco (USA) – Pagate e i vostri siti, anche le loro cavità più profonde saranno esplorate dai motori che indicizzano il materiale per il nuovo Yahoo! . Lo promette alle aziende proprio il portalone americano, impegnato in una gara contro il tempo per dare ai propri sistemi di ricerca su web un senso diverso e più competitivo rispetto al leader del settore, Google .
L’idea è sostanzialmente quella di aumentare il più possibile il numero di pagine disponibili per chi effettua ricerche su Yahoo!, una quantità di pagine che dovrebbe, secondo le previsioni del portale americano, superare in questo modo di gran lunga quelle che i crawler (software che rileva e cattura i dati delle pagine web) riescono tradizionalmente ad indicizzare.
L’aumento, dunque, non avverrà con un colpo di bacchetta magica o con l’utilizzo di una nuova formidabile tecnologia ma con un mezzo antico: il dollaro . Le imprese che pagheranno, infatti, potranno ottenere indicizzazioni profonde dei propri siti, un elemento considerato utile e persino strategico per una quantità di attività online. I vantaggi del pagamento, inoltre, comprenderanno l’aggiornamento frequente delle indicizzazioni, in modo tale che chi pagherà saprà che quanto riportato dal motore di ricerca agli utenti internet corrisponde con estrema precisione a quanto più recentemente pubblicato dal sito.
Yahoo! si è affrettata a specificare che pagare in sé non garantirà alle imprese un miglior posizionamento nei risultati di ricerca. Questi, infatti, continueranno ad ospitare anche le indicizzazioni eseguite gratuitamente dai crawler di Yahoo.
L’azienda ha anche sottolineato che le organizzazioni non profit, così come i siti amatoriali e via dicendo, non sono tenuti a pagare per ottenere una indicizzazione profonda. Ma, anche in questo caso, non potrà essere garantito un aggiornamento frequente delle pagine indicizzate. Per ottenere questo, ancora una volta, toccherà pagare.
Il fatto che saranno i dollari a determinare la qualità degli indici di Yahoo! non preoccupa però gli esperti. Sebbene ci sia qualcuno che abbia parlato di divisione in caste dei siti web, la maggior parte pone l’accento sul fatto che nel bene o nel male la quantità di materiali disponibili agli utenti in questo modo è destinata a salire grandemente, andando a toccare settori e aree fin qui non coperte a sufficienza dai crawler. Come noto persino Google, che ha recentemente dichiarato di indicizzare sei miliardi di pagine , consente a chi usa il suo motore di accedere soltanto ad una porzione dell’insieme dei contenuti disponibili in rete.
Come si ricorderà, nelle scorse settimane Yahoo! ha iniziato a sganciarsi dalle tecnologie Google, che per più di tre anni hanno rifornito gli indici offerti dal più seguito portale internet.