Malgrado l’assordante silenzio che pervade i media tradizionali, a qualcuno non sarà sfuggita l’operazione di sequestro del server di ECN installato presso il provider americano Riseup.
Forse non si sarà reso conto che il suddetto server ospitava il penultimo remailer Mixmaster italiano (cripto), e che (vedi caso) quasi contemporaneamente a questo anche l’ultimo è andato fuori servizio.
In attesa di eventuali comunicati ufficiali, possiamo facilmente riassumere il risultato: cinque anni fa c’erano 7 remailer Mixmaster in Italia, ed ora non ce n’è più nessuno. Al torneo italiano quindi, Grande fratello batte Privacy 7 a zero.
Ed è un vero “cappotto”, visto che anche tra i sostenitori di una qualche forma di privacy e trasparenza in Rete e fuori, la questione non ha suscitato praticamente nessun interesse.
Ma torniamo agli eventi: il filo comune pare sia, come spiegato in questo comunicato di Riseup, la solita indagine internazionale dell’FBI.
La motivazione che ha portato al sequestro del server di ECN ed a richieste internazionali di informazioni su almeno altri due remailer Mixmaster attivi (con relativo chilling effect – effetto paura), è quella di sempre: lettera anonima con minacce di bombe.
Nessun danno sarà arrecato ovviamente al mittente delle minacce, visto che la rete Mixmaster, se usata correttamente, lo proteggerà.
Ad essere danneggiati saranno invece, e dopo anni ormai anche giudici, magistrati ed investigatori lo sapranno perfettamente, i migliaia di utenti innocenti del server sequestrato ed i migliaia di utenti innocenti della rete Mixmaster.
Copiare i dischi invece di sequestrare i server è ormai prassi comune, proprio per limitare i danni agli estranei all’indagine.
Tutte scene già viste e/o vissute più volte in passato, e che continuano inalterate. E come sempre, andreottianamente, “Chi pensa male fa peccato ma…”.
Ora, è senz’altro vero che Mixmaster è una tecnologia antiquata, e che il suo successore Mixminion non è mai stato completato, che il suo uso non è elementare e che il numero dei suoi utenti è limitato. Però è una delle poche tecnologie esistenti che può (e, sottolineo, può ) essere usata per ottenere un alto livello di privacy. Da essa poi dipende l’unica (altrettanto antica ed altrettanto unica) tecnologia di server di pseudonimi.
Certo, esistono tecnologie più avanzare come Freenet, Tor ed i loro figli, ma non fanno le stesse cose.
Includendo tutte quelle sopra nominate stiamo parlando di cinque-sei tecnologie in tutto.
Un elementare principio di affidabilità delle comunicazioni impone di avere più canali indipendenti per garantire la reale disponibilità di almeno uno di essi quando ce ne è bisogno.
Applicando questo fondamentale principio al piccolo e delicato ecosistema della privacy nelle comunicazioni, si deduce facilmente che anche una tecnologia vecchia e poco usata come quella della rete Mixmaster merita senz’altro di essere coltivata e difesa.
Abbandonarla senza nemmeno sforzarsi di raccontare quello che succede è intollerabile per Cassandra, e dovrebbe esserlo anche per qualsiasi cittadino della Rete. Non si tratta infatti (solo) di una “semplice” questione di principio, ma di una questione pratica di autodifesa dei diritti digitali di tutti.
Persino qualche utente di Facebook dovrebbe rendersene conto.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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