La futura elezione del Presidente della Repubblica, prossimo atto della nostra democrazia formale, sta echeggiando sui media di tutti i tipi, Internet inclusa (il medium Internet, non la Rete ovviamente).
Sono fioccati anche sondaggi e votazioni sul tema, ed una piccola notizia ha confermato a Cassandra il profondo stato di confusione che grava nei professionisti della comunicazione e di campi affini alla politica quando si cimentano con le tecnologie della Rete.
Tecnologie che come i pc e le stampanti si comprano spesso, troppo spesso, un tanto al chilo dal primo collaboratore che capita, perché vengono considerate alla stregua di commodity e non di oggetti che devono essere talvolta complessi e sofisticati a seconda dell’uso che se ne deve fare.
Avviene quindi che il saper eseguire l’installazione di un server web (o il suo acquisto) venga considerato equivalente al poter controllare tecnologie molto complesse (siti web e loro sicurezza) in un ambiente come la Rete, che dal punto di vista della sicurezza può essere completamente indifferente verso un sito, ma anche moderatamente ostile o incredibilmente ostile.
Accade quindi che, dopo una violazione destinata a inevitabilmente a diventare notizia, i suddetti professionisti della comunicazione che si sono cimentati con le tecnologie della Rete e sono stato attaccati con successo da un cracker (vi ricordate? Hacker = buoni, cracker = cattivi), si diffondano comunicati indignati (giustamente) contenenti qualche vago accenno tecnico e formale.
E sono questi accenni che suscitano, negli addetti ai lavori delle tecnologie della Rete, emozioni che spaziano tra pena, indignazione ed ilarità.
E se poi di “attacco hacker” (cracker) non si trattasse? Se fosse semplicemente un errore umano o un malfunzionamento scoperto durante o dopo il voto?
Beh, per le paranoie di Cassandra sarebbe anche peggio: dimostrerebbe che si è preso organizzativamente e tecnicamente sottogamba un evento importante come un voto elettronico “vero”, ed inlotre successivamente non si è saputo nemmeno comunicare con esattezza la notizia.
È infatti inutile riferire a posteriori l’intervento di società di sicurezza informatica, società di certificazione, di verifica indipendente, della cavalleria o della VII flotta quando i buoi sono già scappati.
La storiella finisce qui e non entrerà certo nella storia della Rete: non sarà una votazione telematica in più o in meno a fare la differenza.
Però una paranoia nasce nella mente di Cassandra: è possibile che chi possiede siti di grande valore commerciale e comunicativo, e quindi già spende soldi nelle competenze tecniche necessarie per renderli affidabili e difenderli, non agisca nello stesso modo per realizzare un sito di nessun valore commerciale ma di enorme appetibilità per i “cattivi”?
È possibile che non ci si renda conto di dover applicare uguali o addirittura maggiori precauzioni tecnologiche?
Parrebbe di sì.
Ma allora quanti altri siti “secondari” di pubbliche amministrazioni, organizzazioni ed aziende ci saranno in giro per la Rete in queste condizioni?
E quanti di questi siti vengono considerati “affidabili” dagli incolpevoli naviganti che, oltre a tutti gli altri problemi che devono affrontare in Rete, “navigano allo sbaraglio”?
Per concludere: è decisamente pericoloso realizzare in Rete o per via telematica elementi di “democrazia reale” come il voto elettronico, che anche in paesi ben più avanzati si è rivelato tutt’altro che sicuro .
La raccolta elettronica dei risultati di una votazione è cosa utile e buona, ma per il voto vero e proprio ascoltate Cassandra.
Matita copiativa, schede di carta conteggiate (e riconteggiabili) a mano e tanti occhi aperti nei seggi.
Telematica e Rete, talvolta, non sono la soluzione ma il problema.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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