Durante il recente workshop che AGCOM ha indetto a valle delle ben note polemiche, a cui Cassandra non si è certo sottratta il presidente dell’AGCOM Angelo Marcello Cardani ha dichiarato: “…mentre secondo alcuni sussisterebbe un contrasto tra libertà di espressione e proprietà intellettuale, a parere dell’Autorità essi costituiscono entrambi diritti fondamentali – ha spiegato Cardani – rispettivamente in base agli articoli 11 e 17 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la cui tutela deve essere assicurata quindi nel rispetto dei principi di legalità, ragionevolezza e proporzionalità”.
Ora ascoltare un’affermazione del genere appare a prima vista piacevolissimo, specialmente se prima della Carta dell’UE si citasse la Costituzione Italiana.
Purtroppo l’attuale situazione della libertà di espressione, di condivisione della cultura e della gestione sia normativa che economica del diritto d’autore in Italia trasforma un’affermazione perfettamente ragionevole ed accettabile fino a renderla indistinguibile da un esercizio di easy-speaking.
Ma al Presidente dell’AGCOM, che la dirige ormai da un anno e che conosce senza dubbio le tematiche giuridiche ed economiche legate alla società della comunicazione, possono forse sfuggire come queste parole vengano ricevute da cittadini italiani ben informati su aspetti pratici e terra terra del diritto d’autore, che non si lascino ingabbiare dalla solita dicotomia pirata-è-bello / pirata-è-ladro ?
Legalità: è difficile parlare di rispetto della legalità quando proprio di definire cosa è legale e cosa no si sta parlando. A parte l’evidente loop concettuale, verrebbe da dire che è possibile risolvere il problema con una semplice applicazione dei diritti costituzionali, piuttosto che di vecchi e nuovi regolamenti ispirati da legittime ma ben note ed identificate lobby.
Ragionevolezza: il neurochirurgo che rimuove un tumore dal cervello di un paziente viene giustamente pagato un sacco di soldi, il fisico che contribuisce a completare il modello standard delle particelle riceve un Nobel ed un mucchio di soldi, una Cassandra qualunque che perfeziona un’applicazione informatica riceve uno stipendio.
Poi basta, il lavoro è pagato.
Il neurochirurgo non pretenderà una lira per ogni pensiero del cervello salvato, il Nobel non chiederà il diritto d’autore sull’uso della sua equazione, e Cassandra non avrà extra tutte le volte che l’applicazione calcolerà risultati giusti. Il lavoro è fatto, finito, pagato secondo mercato e, se valesse per tutti, legge. Perché un cugino compositore, un nonno primo violino od un conoscente attore devono essere pagati su una base di eternità o quasi?
Proporzionalità: invocando una proporzionalità di interessi, viene difficile far prevalere diritti improduttivi incettati da associazioni e multinazionali che niente hanno a che fare con i reali autori, performer, attori, registi su quelli della società civile. Se qualche anno di “monopolio naturale”, come sosteneva anche l’originale Costituzione Americana, è un legittimo equilibrio tra stimolo agli autori ed interesse della società in generale, il parlare di un secolo di esclusiva o giù di li dovrebbe proporzionalmente essere bilanciato dal mettersi a ridere (o mettersi le mani nei capelli dalla disperazione) per essere appunto definito “proporzionale”.
Fatta questa semplice descrizione dal punto di vista della “lobby dei cittadini normali”, viene anche da porsi qualche ulteriore domanda. Anzi, parecchie.
Perché AGCOM deve farsi promotrice di un tema del genere? Va tutto bene sull’assegnazione delle frequenze televisive? Non ci sono problemi nella riassegnazione di spettro radio mai utilizzato dagli assegnatari ad applicazioni di utilità sociale come spettro libero? E l’andamento dei prezzi al dettaglio dei concessionari di telefonia mobile non lascia per caso trapelare l’incontrovertibile esistenza di cartelli “di fatto”? E per quanto riguarda il digital divide, per caso esistono problemi di disparità nella fornitura di servizi cablati? E gli operatori emergenti sono trattati equamente nei fatti dall’ex-monopolista?
Ecco, a Cassandra piacerebbe che l’AGCOM organizzasse molti workshop su questi temi, ed emanasse anche efficaci regolamenti che facessero recuperare qualche posizione all’Italia nelle classifiche. Forse anche mio nonno, buonanima e violinista, se potesse vedere la situazione italiana di oggi, si dichiarerebbe d’accordo.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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