Lampi di Cassandra/ L'INPS e la piccola PEC perduta

Lampi di Cassandra/ L'INPS e la piccola PEC perduta

di M. Calamari - La pubblica amministrazione vanta pratiche di digitalizzazione all'avanguardia, frenate solo da mancati finanziamenti. Ma la tecnologia a che serve, se manca il fattore umano?
di M. Calamari - La pubblica amministrazione vanta pratiche di digitalizzazione all'avanguardia, frenate solo da mancati finanziamenti. Ma la tecnologia a che serve, se manca il fattore umano?

Gli indefettibili 24 lettori di Cassandra ricorderanno certamente che al secolo ella si guadagna la pagnotta come dipendente. Come la totalità degli italiani che hanno questo status fortunato è per legge tenuta ad avvalersi delle attività previdenziali dell’INPS. Nella sua trentennale esperienza con il suddetto Ente, Cassandra ha vissuto episodi fantozziani, ma si deve dare atto che negli ultimi anni INPS ha compiuto uno dei più grossi sforzi di informatizzazione dei servizi al cittadino mai visti in Italia.
Per i servizi forniti via web si potrebbe anche aggiungere “con successo”.

D’altra parte Cassandra ha udito con le sue orecchie un altissimo dirigente dell’Ente dichiarare e promettere di fronte al Parlamento che loro sono in grado di fornire qualsiasi dato o elaborazione di dati storici, se necessario anche recuperando i documenti cartacei precedenti il (se ricordo bene) 1950 che sono archiviati in alcune grotte. Purché ovviamente arrivino i finanziamenti necessari. Ora, nel terzo millennio i dati cartacei praticamente sono dei non-dati, non esistono. Senza una loro digitalizzazione sono solo “legalmente” esistenti. E la digitalizzazione e correzione degli errori è possibile solo con costi immensi quanto immensa è la quantità di dati da digitalizzare.
INPS sembra quindi possedere un moderno frontend ma ha ancora un backend e dei dati molto “legacy”.

Caro Direttore, quei soldi non verranno mai trovati, quindi esaminiamo qualcosa di più semplice ed attuale.

Da alcuni anni tutti gli enti pubblici italiani sono obbligati per legge ad avere un indirizzo di Posta Elettronica Certificata, che i cittadini possano utilizzare per interagire con essa, con la stessa validità di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Per questo motivo, avendo bisogno di un “estratto conto certificativo”, invece di recarmi allo sportello o richiederlo con una raccomandata A/R, ho deciso semplicemente di inviare via P.E.C. la richiesta ed i necessari dati, visto che anche io, come membro di un albo professionale, sono obbligato ad avere un indirizzo di P.E.C. reperibile anche tramite il registro ufficiale REGINDE.

Sul sito del suo Ente c’è l’obbligo di pubblicare il/gli indirizzi di P.E.C. da utilizzare.
Il giorno 27 gennaio di questo anno, dopo accurate ricerche sul sito, ho trovato un unico indirizzo di P.E.C. della sede di competenza, per la precisione “direzione.provinciale.firenze@postacert.inps.gov.it”.

Quindi alle ore 16:15 ho inviato la mia P.E.C., ottenendo la ricevuta di inoltro e quella di consegna in pochi secondi, come è normale.

Per essere più precisi possibile, la ricevuta di consegna recita:
Il giorno 27/01/2014 alle ore 15:15:38 (+0100) il messaggio “Estratto Conto Certificativo” proveniente da “marcoanselmoluca.calamari@ingpec.eu” ed indirizzato a “direzione.provinciale.firenze@postacert.inps.gov.it”
è stato consegnato nella casella di destinazione.
Identificativo del messaggio: opec275.20140127151538.21751.02.2.15@pec.aruba.it

La cosa anormale, se fossimo in un paese normale, è che da allora, dopo ben 7 mesi, non ho ricevuto nessuna risposta, nemmeno un rifiuto della richiesta od un messaggio automatico. Niente.
Ora, non voglio credere che il suo Ente crei caselle di P.E.C. per obbligo di legge e poi non le affidi ad un responsabile che ne debba gestire i messaggi, e nemmeno voglio pensare che il responsabile esista, ma cancelli richieste regolarmente inoltrate senza dargli nessun seguito.
Però non so cosa altro pensare.

È piccola cosa, lo so, non sono terabyte di dati da recuperare nelle caverne, ma solo un banale adempimento ad una semplificazione amministrativa, un piccolo scampolo di informatizzazione delle PP.AA. che peraltro io, come professionista, utilizzo da 6 anni.
Un rappresentante dell’Ente potrebbe controllare il motivo dell’inceppamento di questa briciola di modernizzazione?
Ricercare questa piccola P.E.C. perduta nelle vostre caverne digitali e darmene il dovuto riscontro?
Grazie anticipatamente.

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Pubblicato il
5 set 2014
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