Molti materiali sono stati sinora resi idrorepellenti: dalla stoffa alla plastica, dai metalli al legno. Una qualità che viene perlopiù garantita dall’applicazione di sostanze chimiche dotate di idrorepellenza. Ora però alcuni ricercatori di General Electric hanno voluto superare quanto già ottenuto in passato : nanotecnologia alla mano, hanno voluto rendere “idrofobico” il metallo senza alcun bisogno di sostanze chimiche tradizionali aggiuntive.
Si tratta di una novità importante ma pochissime sono le notizie trapelate dai labs: GE mantiene molto riserbo. A cosa può servire rendere idrorepellente il metallo? Per esempio, per risolvere il problema del ghiaccio sugli aerei: “Sarebbe estremamente desiderabile avere un materiale su cui il ghiaccio semplicemente non attacca”, dice Margaret Blohm, a capo del progetto di ricerca e nanotecnologia, sponsorizzato dal Global Research Center di GE. In aria, ad oggi, il contrasto alla formazione di ghiaccio su qualunque parte dei velivoli – motori compresi – avviene somministrando calore, il che richiede energia . A terra, vengono usate sostanze chimiche, spesso dannose per l’ambiente. Con questo nuovo sistema, non servirebbe nulla di tutto ciò perché il ghiaccio, semplicemente, non riuscirebbe a formarsi.
Senza contare che in qualsiasi turbina, non solo nei motori degli aerei, l’assenza di accumulo di particelle d’acqua aumenterebbe la resa, evitando alterazioni e riducendo la manutenzione: ne beneficerebbe, insomma, la vita in generale di qualsiasi oggetto metallico, le pentole potrebbero asciugare senza macchiarsi di calcare (perché disciolto nell’acqua: basterebbe scuoterle), le posate anche. Trovare altri impieghi è solo questione di fantasia.
GE, in effetti, si sta muovendo su due fronti: uno è quello di intervenire sulla trama del metallo ed applicarvi il nanocomposto idrorepellente, che entrerebbe a fare intimamente parte della struttura metallica. L’altro è quello di non toccare la consistenza del metallo e limitarsi a dotare del nanocomposto il solo rivestimento (verniciatura, protettivi, ecc.). Secondo Gareth McKinley , professore di Ingegneria Meccanica al MIT , sarebbe meglio affidarsi alla prima ipotesi. Se si usa solo un rivestimento, “c’è la possibilità che si distacchi o si alteri in qualche modo. Qualcosa di più intimamente legato al metallo è certamente più robusto”.
Il risultato, di fatto, è quello che si può osservare nella figura qui sopra, tra le poche messe in circolazione dal centro di ricerca GE: molto ingrandite, le goccioline d’acqua restano semplici palline , che non hanno alcuna possibilità di adagiarsi sulla superficie: possono solo scivolar via. Una caratteristica, quindi, di estrema utilità in molti campi e sulla quale si sa ancora poco, ma sembra avere proprio tutte le carte in regola per spopolare.
Marco Valerio Principato