A seguito dell’ istituzione del Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Punto Informatico sta raccogliendo i pareri degli attori della rete, di esperti, di coloro desiderino esprimersi riguardo alla strategia che l’Italia medita di perseguire per tutelare il diritto d’autore. Le dichiarazioni che sono finora giunte in redazione vengono da Google, attraverso la voce del Marco Pancini del team legale europeo, da Fiorello Cortiana, dall’avvocato Marco Pierani, rappresentante di Altroconsumo.
Marco Pancini, European Policy Counsel di Google
“Penso che questa iniziativa possa avere successo solo se riuscirà a coinvolgere tutti i soggetti interessati, ed in particolare i titolari dei diritti proprietà intellettuale, gli Internet Service Provider e gli utenti. Per questa ragione abbiamo manifestato al Ministero dei Beni culturali la nostra disponibilità a far parte del Comitato tecnico per offrire la nostra esperienza e le soluzioni da noi elaborate per la tutela del diritto d’autore.”
Fiorello Cortiana, Membro del Comitato Consultivo sulla Governance di Internet
“L’Europa aveva avuto una lungimirante visione quando, nel 2000, a Lisbona aveva promosso una Agenda al fine di fare del continente europeo una realtà competitiva, ambiziosamente “la più competitiva” nella Società della Conoscenza entro il 2010. Ci siamo quasi, come scadenza però, non come proposte di policies.
Si succedono governi e maggioranze, ma non si va oltre le dichiarazioni, manca qualsiasi consapevolezza rispetto alla natura della produzione di valore nella economia della conoscenza nell’era digitale, interconnessa, convergente e pervasiva. La delegazione italiana al WSIS e all’IGF delle Nazioni Unite, della quale faccio parte, ha promosso un processo di partecipazione multistakeholder, sia attraverso la rete che con appuntamenti nazionali, questo con i Ministri Stanca e, quindi, con Nicolais.
Due dei temi/coordinate alla base del confronto globale sono openess e access . Bene, dopo le esperienze di Corasaniti e di Gambino come presidenti del Comitato per la Riforma del Diritto d’Autore, con indicazioni sostanzialmente simili di riforma, non stupiscono le azioni di lobbying tese omeostaticamente a mantenere le rendite di posizione, e di rappresentanza istituzionale, dei latifondisti del copyright. Ciò che ci deve preoccupare, oltreché scandalizzare, è la perseverante ignoranza parlamentare e governativa tanto dei risultati dei Comitati e Commissioni istituite, quanto delle indicazioni europee e, sopratutto, delle modificazioni economiche e sociali in atto e delle pratiche, dei sistemi, che si definiscono come content provider .
Questa situazione, ne è una conferma l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del Comitato tecnico contro la pirateria, può solo fare pensare al peggio alla luce della recessione internazionale nella quale siamo. Invece di usare la crisi come condizione per il cambiamento la si paventa come catastrofe cercando di mantenere lo status quo degli attori in campo, con procedure, rappresentanze e sistemi normativi relativi, ma spesso questi, è il caso dell’economia della conoscenza, costituiscono il problema e non i garanti della sua soluzione.
Per paradosso, che suona come beffa, l’Italia, seguendo le indicazioni del PE sta organizzando a Cagliari l’IGF nazionale in preparazione di quello ONU che si terrà a Dicembre a Hyderabad in India. La questione della revisione delle norme e delle politiche pubbliche al fine di favorire una condivisione della conoscenza e una produzione di valore e di impresa sarà uno dei temi trattati, ma tra ignoranza digitale e obsoleti interessi speculativi questo appuntamento risulta una ricreazione mentre la policy si definisce altrove, con gli interlocutori esclusivi di sempre.
Ha poco senso citare a s/conforto la Dottrina Sarkozy contro la pirateria (successiva alla proposta del Senato francese per l’introduzione di una tariffa “flat” per chi scarica in Rete), che avevamo già denunciato insieme a Chiariglione e che ora il Parlamento Europeo ha ampiamente bocciato. Chissà se Assumma ne è informato o se tenacemente proporrà al Comitato neoistituito di dotare i Prefetti di ampi poteri amministrativi, rivalutando l’antico principio giuridico della colpa in vigilando che colpisce i genitori dei minori sorpresi ad acquistare prodotti contraffatti o abusivamente duplicati o individuati nello scaricamento illegale di opere protette da Internet ? Sic !” Marco Pierani, Altroconsumo
“Dopo i casi Peppermint e The Pirate Bay dovrebbe essere chiaro che occorre un bilanciamento, che vanno anche tutelati gli utenti e la loro privacy. Ieri ho partecipato a Bruxelles ad una riunione della Content Online Platform istituita dalla Commissaria Reding, dove vengono sentite tutte le voci in causa anche quelle dei consumatori, perché in Italia non dovrebbe essere la stessa cosa? E poi, al di là della polemica su chi inviterà o meno, il Ministro Bondi dà questo nome al tavolo tavolo istituzionale contro la pirateria multimediale e digitale mentre la Commissaria Reding ha già dedicato due incontri, compreso quello di domani della Content Online Platform a due cose insieme: Legal Offers and Piracy .
Nel precedente incontro si era condiviso, da parte di tutti i soggetti rappresentati, non solo i consumatori, che buona parte dei problemi attuali legati alla proliferazione del mercato parallelo del P2P deriva dal fatto che per lunghi anni l’industria non ha voluto distribuire contenuti online anche se la tecnologia era a disposizione e hanno continuato a proteggere il loro modello di business obsoleto. Ora l’industria prova a proporre timidamente nuovi modelli di business per distribuire online ma è molto difficile perché nel frattempo l’area del P2P è diventata enorme, utilizzata comunemente da tanti, normali consumatori.
Gli interessi di parte sono legittimi ma la speranza è che le Istituzioni individuino ogniqualvolta la via per tutelare l’interesse generale. Lo sforzo che si deve fare è quello di riportare al centro della discussione l’interesse del cittadino – non palerei più di consumatore in questo caso – alla diffusione della cultura, non dimentichiamo che a questo doveva servire la proprietà intellettuale originariamente e non all’esatto contrario.
Il Parlamento europeo e la Commissione si sono chiaramente espressi di recente contro la graduated response in salsa francese e questo è un ottimo punto di partenza. Insomma, mi sembra che ci sia spazio ancora a livello europeo per parlare anche e soprattutto di diritti digitali dei consumatori e di sviluppo di offerte legali sul web che vadano a soddisfare le legittime esigenze degli utenti, solo questa può essere una strada condivisa per riportare alla normalità delle cose un mercato che da tempo si è perso per strada, continuare a parlare di nuove e sempre più invasive forme di enforcement del diritto d’autore è ovviamente per me inaccettabile ma, se ci pensiamo bene, non dovrebbe essere neanche negli obiettivi a medio termine di un’industria seria che voglia affrontare un mercato che ha prospettive illimitate, tantomeno dovrebbe essere negli obiettivi delle Istituzioni.
Sarà una battaglia dura, non lo nego, purtroppo non sembra di poter dire che nelle Istituzioni italiane troveremo alleati, continuo a confidare tuttavia che anche in Italia, anche nel Governo, ci siano menti illuminate, il rischio altrimenti è tutto loro: quello di trovarsi molto lontano da dove si prenderanno decisioni importanti, molto lontano da comprendere quanto sta avvenendo, alla periferia di un impero ad essere ignobilmente e in maniera obsoleta molto più realisti del Re. Resta il fatto invece che la Rete, il web italiano, potrà essere un importante elemento di pressione, occorre organizzarci al meglio, i prossimi mesi saranno cruciali.”