Nei mesi passati abbiamo spesso parlato dell’app IO e degli importanti servizi che è in grado di abilitare. Ora riceviamo e pubblichiamo una lettera che esprime un’opinione critica nei confronti dell’app, puntando il dito contro alcune specificità che meritano attenzione. Si tratta di un approfondimento utile al quale è giusto dare la necessaria rilevanza, poiché mette a fuoco alcuni aspetti dell’app sui quali spesso non si è adeguatamente consapevoli.
Riceviamo e pubblichiamo:
L’app IO è una nassa
Una nassa è una trappola usata per la pesca, una cesta con una forma simile a un cuore, metallica o di plastica con, all’estremità, un “imbuto”. L’esca appesa all’interno costringe il pesce, attirato dall’esca, ad entrare forzando le maglie posizionate sulla bocca della strozzatura. In questo modo la preda non è poi più in grado di lasciare la trappola. Sono generalmente posizionate al largo la sera e recuperate la mattina seguente. Le esche nel nostro caso sono stati vari bonus economici, il Cashback terminato nel mese di giugno e di recente il Green Pass (che, va ricordato, si può ottenere anche in altri modi).
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Il pescatore – lo Stato – non ti mangia, ma ti becca per mandarti cartelle esattoriali, multe, eccetera.
Perchè è una nassa
Il perché la app IO, sviluppata dall’azienda pubblica PagoPA, sia una nassa è scritto nero su bianco nelle leggi. Il decreto legge n. 77 del 31/5/2021 ha stabilito che il gestore della piattaforma delle notifiche digitali (previsto dal decreto legge 76 del luglio 2020) manda gli avvisi tramite la app IO. La legge dice quindi che:
“Ai fini della notificazione di atti, provvedimenti, avvisi e comunicazioni, in alternativa alle modalità previste da altre disposizioni di legge, anche in materia tributaria, le amministrazioni possono rendere disponibili telematicamente sulla piattaforma i corrispondenti documenti informatici“. Tramite la app IO arriveranno ogni tipo di avvisi. Dice la legge che la notificazione non avviene per gli atti dei processi civile, penale e amministrativo, alle espropriazioni forzate ed agli atti relativi a manifestazioni, rimpatrio di stranieri, eccetera. La notificazione avviene per multe, cartelle esattoriali, sanzioni di ogni tipo.
Quando è nato ?
Questo progetto è stato voluto dalla precedente ministra per il Digitale, Paola Pisano, approvato con voto di fiducia in piena pandemia e quindi non modificato, e forse nemmeno letto, dal Parlamento – a parte l’On. Mucci, che ha scritto un approfondito articolo-denuncia. Quando si installa la App IO ed ingenuamente si accetta di ricevere avvisi si rimane incastrati.
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E il garante che dice ?
Questo meccanismo era automatico ed il Garante della Privacy ha obbligato il ministero a cambiarlo, ma comunque tutta l’app è disegnata per spingere l’utente a dare il proprio consenso a ricevere avvisi e notifiche. Che l’intento sia quello di catturare i malcapitati cittadini è spiegato anche in un altro passaggio dell’articolo: l’App IO e l’indice delle Poste Elettroniche certificate sono due lati di una stessa moneta. Il disegno era che, una volta catturato l’utente, questi non potesse uscirne. Il Garante ha già costretto a cambiare l’app IO, non si è ancora espresso sull’indice nazionale delle PEC dove la legge dice che il cittadino ha diritto di iscrivere la propria PEC per ricevere comunicazioni, ma una volta iscritta non può più modificarla né cancellarla. C’è stato un emendamento recente che introduceva questa possibilità, ma il governo lo ha respinto, chiarendo – come sottolineato proprio dall’on. Mucci – che una PEC è per sempre: una volta beccato non puoi più uscirne, come in una nassa. E io pago.