Avevano già provato inutilmente ad ottenere il rinvio dell’appello a cui erano ricorsi dopo la sentenza che aveva condannato lo scorso aprile The Pirate Bay. I legali di Neij, Svartholm, Sunde e Lundstrom hanno ora appreso la recente decisione di una corte d’appello svedese: il tribunale ha rimandato il prosieguo del processo a causa delle profonde perplessità emerse da una presunta mancanza di imparzialità da parte di alcuni giudici coinvolti nella causa industria dei contenuti vs la Baia più famosa del p2p .
La decisione dopo il ricorso in appello da parte degli imputati era attesa per il mese prossimo, ma il tribunale svedese ha chiarito che il poco chiaro coinvolgimento di alcuni giudici con il mondo delle etichette discografiche ha gettato il caos all’interno delle normali tempistiche della giustizia. Impossibile, dunque, giungere ad un verdetto nel mese precedentemente stabilito: la corte d’appello si è dichiarata possibilista su un esito che dovrebbe arrivare non prima dell’estate del 2010 .
Ad aprile, i quattro imputati della Baia erano stati dichiarati colpevoli di aver agevolato una massiccia violazione del copyright, condannati ad un anno di carcere ciascuno con l’aggiunta di una multa complessiva pari a circa 4 milioni di dollari. Da quel momento sono emersi strani casi di affiliazione da parte di alcuni giudici coinvolti nel caso, ultimo Fredrik Niemela, rimosso dall’incarico perché impiegato e azionista di Spotify , servizio di streaming musicale in parte controllato da alcune delle etichette che hanno messo sotto accusa TPB.
L’avvocato difensore Samuelsson ha ora annunciato di voler ricorrere alla Corte Suprema per mettere questi curiosi legami sotto un’approfondita analisi giudiziaria. Il più alto giudice della Svezia non riuscirà ad emettere una sentenza prima del prossimo febbraio, dando ancora del tempo ai pirati di pensare seriamente alle attività future del torrentismo.
“Considerate che all’inizio abbiamo provato a tenere i dibattimenti ad agosto – ha dichiarato il giudice d’appello Ulrika Ihrfelt – e poi, solo con grandi difficoltà, siamo riusciti ad ottenerli per novembre. Ora, tenuto presente che la Corte Suprema non si esprimerà prima di febbraio o marzo, c’è una piccola possibilità che le sedute potranno riprendere prima dell’estate”.
Mauro Vecchio