L'appello di Google contro la sanzione ad Android

L'appello di Google contro la sanzione ad Android

Google accusa la Commissione Europea di aver sbagliato mira: l'Antitrust non dovrebbe punire Android, ma dovrebbe invece indagare su Apple.
L'appello di Google contro la sanzione ad Android
Google accusa la Commissione Europea di aver sbagliato mira: l'Antitrust non dovrebbe punire Android, ma dovrebbe invece indagare su Apple.

La partita tra Google e l’Antitrust europea sta per cominciare e fin dalle prime ore non sono mancate le scintille. In ballo non c’è soltanto una sanzione da 4,34 miliardi di euro (originariamente comminata nel 2018), ma soprattutto l’insieme di conseguenze che questa decisione avrebbe sul mercato. L’UE, infatti, accusava Google di aver:

  1. imposto la preinstallazione di Google Search e Chrome come condizione necessaria per avere accesso a Google Play e alle app relative;
  2. corrisposto un riconoscimento pur di avere in linea esclusiva Google Search installato sugli smartphone di alcuni produttori;
  3. aver impedito l’installazione di versioni alternative di Android, fissando così la priorità delle app Google sul sistema operativo.

L’appello di Google

Google, che fin da subito aveva preannunciato appello contro la decisione della Commissione Europea, apre la propria disamina tentando di ribaltare il tavolo in direzione di Cupertino: secondo Google, insomma, l’UE avrebbe del tutto sbagliato obiettivo poiché si va a mettere sotto i riflettori Android invece di ragionare sulle dinamiche che Apple impone al mercato. Secondo Google, insomma, l’antitrust non dovrebbe focalizzarsi su Android (benché in possesso di una quota dominante di mercato), ma sulle peculiarità della presenza Apple e del modo in cui determina gli equilibri del mercato stesso.

La risposta della Commissione arriva tuttavia a stretto giro di posta a firma del legale Nicholas Khan: gettare nella mischia Apple non farà la differenza perché la presenza in Europa è minoritaria e perché il modello di business è differente. Certo è che, sebbene entrambe le parti considerino il mercato altamente concorrenziale poiché animato da due gruppi che si contendono nuove quote, la realtà è che il mercato mobile è soggiogato ad un rigido duopolio nel quale Amazon non può dire la propria, Microsoft non ha avuto la possibilità di entrarvi e nessun altro attore sembra avere velleità alcuna di provarci. Dietro ad un mercato tanto bloccato, inevitabilmente l’antitrust ha il dovere di agire per smuovere le acque e rimuovere quelle barriere all’ingresso che possano determinare una carenza di vera competitività.

La vertenza proseguirà per discutere della bontà del ricorso Google, dopodiché ci sarà ancora la possibilità di un ricorso ultimo ed ulteriore a cui le parti potranno attingere alla luce della sentenza che andrà a maturare in questa sede. Per Google, in ogni caso, le premesse sono chiare: non è la quota di mercato che conta, ma il ruolo che si detiene nel mercato stesso. L’UE, però, non sembra propensa a concedere spazi su questo fronte.

Fonte: Reuters
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Pubblicato il
28 set 2021
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