Roma – Da mesi le tensioni create dal conflitto mediorientale tra Israele e nazione palestinese sta intaccando la serenità dell’ambiente hacker internazionale. Da una parte e dall’altra hacker, e non smanettoni pagati dai governi dell’una o dell’altra parte, decidono in libertà di mettere in piedi una cyberwar senza precedenti, con attacchi continui e ripetuti a siti e postazioni informatiche della parte avversa.
In pratica, molti hacker sono entrati in guerra gli uni contro gli altri. La forza devastante del medievale conflitto economico-religioso che divide quella regione riesce a incunearsi persino nella neomodernità della comunità hacker, che per sua natura condivide il sapere e in questa condivisione ha finora trovato l’unità molteplice per costruire, passo dopo passo, un ambiente di pensiero, ancor prima che tecnologico, alternativo e soprattutto libero.
Qualcosa di simile si era visto all’epoca degli attacchi NATO nella ex Yugoslavia, quando molti hacker da una parte e dall’altra hanno scelto di perseguire interessi che nulla hanno a che vedere con l’hacking, nazionalismi che tengono conto di obsoleti confini geopolitici che non dovrebbero interessarli e del tutto inutili a fermare la pioggia di bombe o ad affermare la supremazia serba. Mentre qualcuno lavorava per aggirare le censure all’informazione di Belgrado, altri si affannavano a spingere bit contro bit, ognuno vittima delle tentazioni di seguire le proprie radicatissime e antiche convinzioni, così radicate da aver soffocato il proprio “hack”.
Se l’hacking ha dato e dà un insegnamento al mondo, grazie soprattutto a quell’Internet che ha contribuito così sostanzialmente a costruire, sta nella sua capacità di organizzarsi per diffondere una nuova libertà e dimostrarne quotidianamente la *possibilità*. Libertà basata sulla costruzione e non sul suo contrario, sull’individuazione di nuove strade e non sul percorrere vie gonfie della rogna di secoli di violenza.
Il mondo dell’hacking sta faticosamente uscendo dalla fase tecnologizzata e prendendo coscienza della valenza universale del recupero del sé come bene imprescindibile, come auspicato nella Bibbia dell’hacking, il Jargon File. Sta costruendo Freenet, sta lentamente trasportando le proprie conoscenze dalle sequenze di bit a nuove sequenze psicologiche ed informative. I contro-riformatori se ne stanno accorgendo, e l’hacking non ha ancora gambe abbastanza solide per prestare il fianco a divisioni che rischiano di spezzarle.