Click. E trovi quel che cerchi. Per questo è nata Google, frutto di una visione ambiziosa e un po’ folle, della volontà di organizzare meglio di quanto fatto da altri le informazioni su un WWW che due decenni fa iniziava a lasciar intuire ciò che sarebbe potuto diventare, ciò che sarebbe poi effettivamente diventato. Inutile disporre di una rete globale, se poi ciò che finisce online rimane nascosto e non raggiungibile, no?
Questa la lampadina accesa nella testa di Larry Page e Sergey Brin alla metà degli anni ’90 tra una lezione e l’altra della Stanford University. Il resto è storia. Oggi i due annunciano la volontà di fare un passo indietro e lasciare che la propria creatura corra da sola.
Google è grande, i suoi papà si congedano
A dire il vero si sono allontanati dai riflettori già con la creazione di Alphabet nel 2015. Una mossa necessaria per riorganizzare un business dall’azione fortemente diversificata e ramificata, capace tra progetti sperimentali e servizi strutturati di toccare ambiti e territori ben lontani dal motore di ricerca (che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Backrub). Di Page sono noti alcuni problema di salute e gli investimenti in progetti per la realizzazione di auto volanti, Brin è stato coinvolto fin dalle prime fasi nello sviluppo delle self-driving car di Mountain View e secondo i ben informati avrebbe ora posato gli occhi sulla tecnologia blockchain.
L’impero Google passa nelle mani di Sundar Pichai, CEO di esperienza e dal fare pacato, divenuto negli anni sempre più figura centrale del gruppo. La sua ascesa nell’organigramma di Mountain View ha preso il via nel 2004 con il suo ingresso in azienda, passando poi per la supervisione di progetti rivelatisi in seguito fondamentali come quelli relativi a Chrome, Maps e Android. Dieci anni più tardi il suo nome è stato affiancato a Microsoft come possibile successore di Steve Ballmer, ruolo poi ereditato da Satya Nadella.
Cosa cambierà dunque ora che i padri di quella realtà diventata al tempo stesso lente d’ingrandimento e microscopio puntato sulla complessità del Web hanno scelto di farsi da parte? Con tutta probabilità ben poco o nulla, tanto per noi utenti finali quanto per gli oltre 100.000 dipendenti nel mondo. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel garage pieno di scatoloni e da quel primo server costruito con i mattoncini LEGO. La creatura di Page e Brin è grande, capace di muoversi sulle proprie solide gambe. Nel bene e nel male corre, talvolta inciampa, come tutti coloro che gettando lo sguardo oltre l’ostacolo per raggiungere nuove mete se ne assumono i rischi. Click.