Devo rinnovare la patente, devo chiedere l’invalidità per mio padre, poi devo presentare una richiesta di rimborso per un tributo pagato erroneamente… Ognuno di noi ha di continuo a che fare con le Pubbliche Amministrazioni, e di solito chi vi si deve confrontare sente un principio di orticaria, perché teme sempre che gli orari indicati sul sito non siano aggiornati o che quel giorno ci sia sciopero, che la coda sia infinita, che l’impiegato sia scortese o incompetente, che manchi un timbro oppure un documento e si debba ricominciare daccapo consumando altri giorni di ferie.
Non parliamo poi della correzione di un errore, che di solito si traduce in un incubo kafkiano, oppure della compilazione di un modulo, che il più delle volte è un incrocio tra un esame di giurisprudenza ed un concorso de La Settimana Enigmistica, infarcito di riferimenti normativi oscuri e di termini arcaici. Fumetti e cartoni animati hanno spesso bene interpretato queste situazioni, pur nel loro linguaggio caricaturale, da quando Paperino riceve l’imposta per un inesistente capannone, e deve intervenire Paperinik ad acchiappare col lazo il funzionario del catasto, alla storica Fatica di Asterix che, per ottenere il lasciapassare A38, vaga per ore nella casa che rende pazzi, fra portinai sordi, impiegati assenti, dirigenti sfaccendati e moduli incomprensibili.
Ma oggi le tecnologie animano anche la PA e molte pratiche possono essere effettuate online, superando le barriere spazio-temporali e consentendo di dichiarare una residenza o effettuare una prenotazione anche alle due del mattino del giorno di Pasqua, senza timore di arrivare con un minuto di ritardo e trovare lo sportello chiuso. Mentre il Legislatore si preoccupava di dare validità giuridica a PEC e firme digitali, fior di informatici si sono prodigati per trasformare i vecchi faldoni polverosi in moderni fascicoli informatici. All’utente basta accedere al portale, scegliere un paio di voci da comodi menu a tendina, biffare un paio di opzioni, ed ecco arrivarti la pensione, l’appuntamento dal medico, il rimborso di quella tassa pagata due volte per errore.
Beh, insomma, almeno ci si prova. Già l’accesso è un incubo: anzitutto si devono ottenere le credenziali, e tante volte bisogna andare di persona presso la sede a presentare la domanda o ritirare la password, magari presentare la delega – che però non viene accettata – perché si è mandato il genitore in pensione; poi occorre esibire un documento, ma non viene riconosciuta la patente, alla faccia di tutte le norme che la ritengono valida, e la carta d’identità è rimasta in macchina. Oppure bisogna mandare il fax, interessante oggetto storico per i più, moderno ed efficiente strumento di lavoro per molti uffici pubblici.
Senza contare l’agevole sistema di alcuni Enti, che ti fanno arrivare mezzo PIN via mail e l’altra metà per posta, sempre che arrivi.
Poi si accumulano centinaia di password e di codici d’accesso, che devi annotare, ricordare, cambiare periodicamente. Per questo è nato lo SPID, che però non è a volte facile da sottoscrivere , e non garantisce tutta quella sicurezza che si sperava, spostando la vana ricerca del Lasciapassare A38 alla vana ricerca del sistema per richiederlo online.
Se poi si è riusciti ad entrare nel sito, si comincia a vagare tra menù spesso oscuri, che trattano di benefici del D.Lgs. XY, di agevolazioni della L. ZW, e della richiesta del modello A22/D (da non confondersi, beninteso, con il modulo A22/C, che porta invece alla perdita di tutti i diritti acquisti…). E che dire dei moduli risalenti alle guerre puniche, scansionati malamente, da stampare e compilare a mano, firmare, ri-scansionare, magari più volte, se ci sono più firmatari? Per quanti uffici usare le nuove tecnologie significa stampare tutto, comprese mail e fatture elettroniche, compilare con la biro ed andare avanti a colpi di scanner!
Ma la sequenza del Lasciapassare A38 deve anche insegnare che il dipendente pubblico non è solo quello che ciancia con i colleghi o legge il giornale, è quello che deve lui stesso vagare per gli archivi e dibattersi fra circolari oscure, leggi contraddittorie e cittadini che pretendono e che vorresti servire al meglio, per far capire che un pubblico ufficiale esiste per risolvere i problemi e non per crearli, ma che deve muoversi senza commettere a sua volta un errore passibile di denuncia, che non riceve formazione perché non ci sono soldi, che deve rinunciare a libri e riviste perché non ci sono fondi. Per non parlare di chi vorrebbe innovare, buttare la carta e passare per davvero al digitale, realizzare app moderne e servizi concreti, ma viene bloccato non (soltanto) dal sistema e dai cavilli, ma dai colleghi che non vogliono cambiare, che hanno sempre fatto così e così facendo vogliono andare in pensione, che ancora usano i francobolli, per cui prima della mail dovrebbero digerire il fax.
E la PA è anche il rapporto col cittadino, quello che ha combinato un pasticcio meritevole di tre denunce ma incontra un impiegato comprensivo, che esclude la malafede e gli consiglia di risolverla in via bonaria, salvo ritrovarsi il poveretto che vaga per il paese tutto il pomeriggio alla ricerca di questa Via, andando pure a chiedere indicazioni stradali ai vigili. È la cittadina che compila un modulo di residenza scrivendo “ieri” alla voce “sesso”. È l’utente che deve rifare la carta d’identità e quando gli chiedi della vecchia (perché devi ritirarla) ti risponde che la moglie è a casa ma sta bene. Tutti casi realmente accaduti, ve lo garantisco, non barzellette da commedia anni ’70.
E allora perché non parlarne un po’ più di frequente, perché non ricordare come Asterix ottenga il suo Lasciapassare A38 con l’astuzia, battendo la burocrazia con le stesse armi, le sue stesse circolari, i suoi stessi moduli? Parliamone con un po’ di ironia ed irriverenza, quelle che anche il burocrate deve mettere nell’affrontare i commi ed i decreti. Parliamone per seguire la PA che evolve nel mondo della tecnologia, anche se con un po’ di ritardo rispetto alla società, trasferendo diligentemente al digitale la sua peculiare tendenza a complicare le questioni semplici. Magari non proprio con una rubrica fissa, a scadenze regolari, perché sarebbe troppo burocratico per un burocrate un po’ impertinente, ma creando un angolo dove ritrovarsi di tanto in tanto per commentare quelle evoluzioni del settore pubblico che pure avvengono, pur con qualche ritardo, ritrosia ed ingenuità.
Insomma, cerchiamo di ottenere tutti insieme, PA e cittadini, il nostro lasciapassare A38 verso il XXI secolo, con un po’ di humour, con attenzione al mondo che cambia ed alla PA che prima o poi cambierà con lui. Purché sia stato apposto il timbro, naturalmente!
Diego Giorio