Buon anno! In questi giorni gli auguri si sprecano, qualcuno formale ed ipocrita, qualcuno più sincero. Ma cosa dovrà offrire il 2017 per essere buono, o come possiamo giudicare il 2016, non fosse che per avere un termine di paragone?
A parte le vicende personali, i fatti della vita che ci hanno fatto trovare o perdere il lavoro, che ci hanno dato la fidanzata o ce l’han fatta scappare, che ci han dato la gioia di un figlio o il dolore di un lutto, si può fare un bilancio collettivo dell’anno passato sotto tanti punti vista, con qualche evento gioioso, quali le Olimpiadi di Rio, e tanti, troppi, eventi tristi: attentati, guerre, terremoti…
La nostra rubrica, per quanto possa partecipare emotivamente a tutte le vicende collettive della società e personali dei lettori, si focalizza sulla pubblica amministrazione e sulla sua digitalizzazione, sul modo che hanno gli uffici pubblici di porsi nei confronti del cittadino digitale del terzo millennio.
In quest’ottica, l’anno passato ha visto arrivare lo SPID, che, con tutti i suoi difetti , i suoi ritardi e la sua ancora scarsa diffusione, ha comunque introdotto il concetto di un unico accesso, con più livelli di sicurezza, all’intera PA. Saranno necessarie migliorie e correzioni, si può criticare l’averlo affidato a privati anziché a pubblici ufficiali, ma l’idea in sé è certamente valida ed aiuta ad avvicinare PA e cittadino.
Poi è arrivata – anche se non se n’è accorto nessuno, inclusi gli Enti che avrebbero dovuto aderire – PagoPA, una piattaforma che consente di effettuare in modo agevole pagamenti grandi e piccoli a tutte le pubbliche amministrazioni. L’adesione è obbligatoria entro il 31 dicembre 2016, ma la scarsa comunicazione ha fatto sì che molti Enti vivano nella più beata ignoranza, e continuino con i vecchi sistemi: maneggio di denaro agli sportelli, reversali cartacee per il versamento in tesoreria, conti correnti prestampati da ritirare in sede, contanti per ritirare i buoni mensa e così via.
Il nuovo CAD, tra innovazioni ed occasioni mancate, è diventato comunque una realtà , anche se i suoi effetti si faranno sentire maggiormente nei prossimi mesi, e le sue disposizioni dovranno essere applicate anche dall’apparato giudiziario, il quale, a sua volta, ha visto l’estensione del processo digitale anche al rito amministrativo. Il digital first, l’abolizione della carta prevista per agosto, è stata rimandata e gli A4 imperverseranno negli uffici ancora per un po’.
L’arrivo del Regolamento Europeo sul trattamento dei dati personali dovrebbe introdurre la figura del Data Protection Officer e dovrebbe far ripensare procedure e misure di sicurezza, fisiche ed informatiche, ma entrerà in vigore soltanto nel 2018 e gli Enti pubblici non brillano per lungimiranza nell’attuare con anticipo le normative in arrivo.
Ma cosa dobbiamo allora attenderci per il 2017? Pur con tutti i condizionali possibili e sperando non intervengano inversioni ad U ad opera della politica, il prossimo anno dovrebbe portarci l’ANPR, l’anagrafe unica della popolazione, che consentirà di raggruppare in un’unica banca dati tutti i residenti in Italia e tutti gli italiani residenti all’estero. Permetterà di ottenere certificati in qualunque Comune d’Italia, eviterà noiose compilazioni di moduli ogni volta che si sposta la famiglia, limiterà errori e fastidi. Ammesso che funzioni secondo le aspettative! Il passaggio sarebbe dovuto avvenire nel 2016, speriamo che il 2017 sia l’anno buono: appena prima di Natale mi sono arrivati i lettori per le card che dovremo usare per autenticarci, segno che qualcosa si muove.
Il 2017 dovrebbe anche vedere – dopo oltre 20 anni di attesa – l’avvento della Carta d’Identità elettronica. Oltre ad essere in formato carta di credito, quindi più comoda da portarsi appresso, consentirà l’identificazione sul web, e permetterà di implementare lo SPID di terzo livello in modo diffuso. Attenzione, però: la sua emissione sarà simile a quella della patente, ovvero ci si recherà nel proprio Comune per registrare foto, firma ed impronte, e la si riceverà a casa dopo una settimana, poiché la stampa materiale sarà a cura della Zecca dello Stato. Chi aveva l’abitudine di suonare in Comune fuori orario con la macchina carica di bagagli a pietire un’emissione istantanea perché l’aereo già scaldava i motori dovrà imparare a controllare i documenti per tempo.
Dovrebbero poi essere emanate le nuove regole tecniche per una completa digitalizzazione degli iter, e si dovrebbe quindi partire con il documento digitale come unica fonte giuridicamente valida, mentre le stampe su carta avranno un residuale valore di copia.
Un capitolo a parte riguarda la sanità digitale, dalla forte connotazione regionale. Già nel 2016 alcune Regioni hanno visto nascere o diffondersi la ricetta elettronica, che consente di ritirare il farmaco in qualunque farmacia senza bisogno della ricetta firmata in originale dal medico, il quale la inserisce nel sistema in forma telematica. Pur con alcune limitazioni (occorre comunque una stampa, informale ma obbligatoria, della ricetta eventualmente ricevuta via mail, molti medici non sono in grado di gestire la posta elettronica, i farmaci non mutuabili necessitano di una ricetta classica) si tratta comunque di un passo avanti verso l’abolizione delle code per avere un farmaco ricorrente, mentre alcune ASL hanno già predisposto una cartella clinica visibile in modo condiviso, anche se a livello molto locale. Auguriamoci che il 2017 porti con sé la diffusione e la condivisione uniforme a livello nazionale di questi sistemi, parallelamente allo sviluppo di adeguate tecniche di sicurezza.
La conservazione sostitutiva obbligatoria si dovrà estendere a delibere, determine e contratti, ma l’augurio è che gli Enti decidano di applicarla a tutti i fascicoli digitali, non solo alle parti imposte dalla legge.
La fattura elettronica è già uno standard per la PA, mentre si dovrà via via estendere anche ai rapporti fra imprese.
Perché il digitale si affermi, tuttavia, è necessaria una premessa imprescindibile: che l’infrastruttura di rete sia adeguata! Come posso pensare di conservare in remoto le tavole grafiche del tecnico se in upload la mia ADSL mi consente 384 kB/s (teorici, naturalmente)? Come posso fornire un servizio digitale completo, magari qualche video di spiegazione ai cittadini, una modulistica compilabile direttamente online con un controllo automatico dei dati inseriti, se il mio server è limitato da una connessione antidiluviana?
E come posso pensare di gestire il passaggio al digitale se non è mai disponibile nemmeno un euro per un corso di formazione ed aggiornamento, o se ai pochi eventi gratuiti non si può partecipare perché la richiesta viene semplicemente ignorata? Forse al 2017 è questo che chiedo più intensamente: che il passaggio al digitale sia veramente supportato, dalle infrastrutture come dalla formazione; tutto il resto potrà arrivare di conseguenza.
Allora auguri a tutti: ai lettori, che con il loro entusiasmo e la loro competenza possano far arrivare le loro voci a chi produce le norme ed a chi deve metterle in pratica; al Legislatore, che possa accompagnare le buone intenzioni e le dichiarazioni di principio ad azioni concrete ed efficaci, anche se costano di più; alla nostra testata, perché possa crescere sempre ed accompagnare la trasformazione digitale della nostra società, con occhio attento ed un po’ di ironia.
Auguri a tutti: che il 2017 sia sereno, prospero ed un pochino più informatizzato dell’anno che lo ha preceduto.
Diego Giorio