LAUNCHcast ha vinto la sua battaglia contro Sony , ottenendo di non pagare i diritti d’autore per ogni singolo pezzo trasmesso sulle sue playlist, ma di poter pagare solo una quota prefissata, da dividere successivamente tra i singoli detentori dei diritti.
LAUNCHcast permette agli utenti di creare stazioni radio Internet “personalizzate”, programmate cioè in base alle valutazioni date sui singoli autori, brani e album.
Una Corte d’Appello di Manhattan ha giudicato che il servizio non offre agli utenti tanto controllo sulla selezione di canzoni nella personalizzazione delle playlist da diventare un’ alternativa all’acquisto della musica . Facendo così risparmiare al proprietario Yahoo! centinaia di milioni di dollari di licenze.
La decisione della Corte d’appello è stata emessa dopo otto anni dalla causa intentata da Sony Music Entertainment alla Launch Media Inc, società che aveva creato LAUNCHcast, per fatti risalenti al 1999. Nel frattempo LAUNCHcast è passato alla gestione di CBS Radio che ha diminuito ulteriormente la possibilità di interazione sulle preferenze, anche se Yahoo! ha affermato che presto le ripristinerà.
La creazione delle playlist generate da LAUNCHcast è, secondo quanto riportato nella sentenza, sufficientemente casuale , tanto da consentire a Yahoo! di non pagare una quota di licenza per ogni singola canzone, ma di dover solo contribuire con una quota fissata dagli standard della Copyright Royalty Board, che sono ritenuti meno cari e permettono di non dover negoziare con ogni singolo detentore di diritti d’autore.
Il tribunale ha valutato che almeno il 60 per cento delle 10mila canzoni da cui ogni singola playlist è formata dipende da fattori indipendenti dall’utente. Che non ha neanche la possibilità di prevedere i pezzi che stanno per passare. L’ascoltatore ha in pratica il semplice controllo che avrebbe un utente di una normale stazione radio che può scegliere solo fra diverse stazioni in base al genere musica che trasmettono.
Claudio Tamburrino