Roma – Rendere l’ADSL meno costoso per gli utenti consentendo ai provider e agli altri operatori di accedere alle offerte all’ingrosso di Telecom Italia a condizioni migliori. C’è questo nella decisione dell’Authority che arriva molti mesi dopo le proteste di ISP e OLO che lamentavano vantaggi competitivi di cui avrebbe goduto Telecom Italia. Telecom che, come noto, in questi mesi ha fatto razzìa di utenti bombardando l’Italia di pubblicità per i propri servizi ADSL.
Anche per contenere l’esuberanza dell’incumbent (operatore dominante), nella sua decisione di ritocco verso il basso delle tariffe l’Autorità ha anche incluso l’imposizione a Telecom Italia di ritardare di tre mesi, 90 giorni, la proposizione diretta di offerte xDSL delle quali ha predisposto l’offerta all’ingrosso. Come a dire, dunque, che ci sarà più tempo per gli altri operatori per organizzarsi e tentare di rosicchiare qualche percentuale di mercato a Telecom.
La Commissione Infrastrutture e Reti dell’Autorità ha stabilito che rispetto alla situazione attuale Telecom dovrà fornire servizi xDSL ribassati tra il 10 e il 19 per cento: – 18,7 per cento per l’ADSL limitato a 256 Kbit/s, – 10,2 per cento per quello limitato a 640 e – 19 per cento per quello a 1.280.
In una nota, l’Authority garantisce di aver rivisto non solo le tariffe ma anche le procedure tecniche di fornitura in un modo che sia favorevole agli operatori e ai provider che non dispongono di infrastrutture proprie e non utilizzino l’unbundling di Telecom Italia.
I criteri per fissare i prezzi sono ispirati al principio chiamato “retail-minus”, un’espressione alla quale ci si dovrà abituare e che significa la garanzia per Telecom Italia nell’offrire le proprie infrastrutture di ottenere comunque una porzione adeguata di redditività. Ma significa anche che questa “porzione adeguata” non deve intaccare la possibilità per l’operatore o l’ISP che utilizza quelle reti di mettere in piedi un business competitivo. Equilibrismi, dunque, che secondo l’Autorità dovrebbero tradursi in un ADSL più accessibile anche per gli utenti privati.
Altro elemento di interesse è il fatto che d’ora in poi i contratti xDSL che Telecom stringerà con gli operatori e i provider dovranno essere realizzati con una durata che ricalchi la durata dei contratti ADSL offerti al pubblico.
Sebbene nel provvedimento dell’Autorità si parli anche di SLA (Service Level Agreement), cioè di inclusione nei contratti di procedure che vadano a garanzia degli utenti rispetto ai casi di disattivazione dei servizi, non è assolutamente chiaro come questo possa impattare sulla qualità dei servizi stessi. Come noto sul fronte dell’ADSL sono ben pochi i fornitori che si salvano dagli strali degli utenti quando si viene alla performance della connettività. Sono molti gli utenti disposti a giurare che l’ADSL all’italiana non si può definire “banda larga”.
Secondo Silvio Traversa, commissario dell’Autorità relatore del provvedimento, ISP e OLO non hanno più di che lamentarsi: “L’offerta wholesale di Telecom Italia è stata riconfigurata tenendo conto delle diverse esigenze manifestate dagli operatori e pertanto dovrebbe permettere sia agli OLO sia agli ISP di perseguire i propri modelli di business conseguendo ragionevoli margini di profitto”. Basteranno le modifiche a placare i provider e gli operatori che da lungo tempo protestano per aver perduto la possibilità di contrastare davvero Telecom Italia negli anni d’oro dell’ADSL?