Il 7 dicembre 2021 sarà ricordato come il giorno in cui l’Italia ha trovato un accordo per fare uno storico passo avanti nella direzione dello smart working. La sua adozione sarà un passo culturale progressivo, un cammino ancora tutto da intraprendere e che rappresenterà la messa a terra degli accordi firmati in queste ore. Ma il documento siglato tra il Ministero del Lavoro e le parti sociali è la scintilla che il Paese attendeva da troppo tempo: il lavoro agile è ora considerato una parte del tutto, un tassello disponibile, uno strumento accessibile, un ingrediente plausibile.
E da qui si riparte.
Firmato l’accordo sul lavoro agile
I contenuti sono quelli anticipati nei giorni scorsi, sui quali il Ministero ha scommesso per creare una prima piattaforma sulla quale costruire il lavoro agile che verrà. Secondo quanto emerso, la proposta del ministro Orlando è stata colta anzitutto da Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal, Cisal e Usb: i sindacati dei lavoratori hanno dunque aderito in massa. Ma ampio è anche l’accordo delle parti datoriali, dove è sancito il placet di Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Alleanza delle cooperative, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Copagri, Abi, Ania, Confprofessioni, Confservizi, Federdistribuzione, Confimi e Confetra.
Un documento in 16 punti, basato sulla volontarietà dell’adesione al protocollo nella forma di un rapporto fiduciario tra le parti che vede in questa modalità la base per la stipula di un contratto di collaborazione professionale. Il lavoro agile si caratterizza per una maggior libertà nei tempi, nei luoghi e nei modi, fermo restando il dovere del lavoratore di espletare gli incarichi concordati con l’azienda. Garantita una fascia oraria di disconnessione – a tutela dei diritti del lavoratore.
Il documento fissa i punti entro cui l’accordo tra le parti potrà essere siglato: un tavolo precostituito sul quale le parti potranno di volta in volta trovarsi per concordare la collaborazione sulla base di standard predefiniti. Cosa sarà del lavoro agile in Italia è ancora presto per poterlo capire, ma la stretta di mano che aziende e lavoratori hanno siglato oggi è una svolta che offre un’opportunità in più a tutti, a prescindere dal modo in cui le parti saranno capaci di metabolizzare questa evoluzione culturale nei mesi a venire. Il rilancio dell’economia italiana post-pandemia avrà anche quest’arma a disposizione e i vantaggi conseguibili possono essere ben più ampi di quanto la vecchia Italia non potrebbe nemmeno immaginare.