Il “Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile” predisposto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ha fatto capolino su Corriere della Sera sotto forma di PDF nel quale il dicastero mette nero su bianco premesse e conclusioni relative ad un nuovo regime per lo smart working in Italia. Il documento elenca anzitutto i paletti che delimitano l’attuale situazione e pone quindi sul piatto le proposte per una nuova regolamentazione del settore in vista di un suo maggior radicamento nel mondo del lavoro.
Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile
Il documento parte dalle premesse raccolte nello studio sul settore:
- è emersa una crescente attenzione alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di impiego di risorse rispettose della sostenibilità ambientale e del benessere collettivo, attraverso la riduzione degli spostamenti casa-lavoro e, conseguentemente, dell’utilizzo dei mezzi pubblici e di quelli personali, anche per ridurre le emissioni di agenti inquinanti e migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani
- vi è la necessità di procedere a un più ampio rinnovamento di prospettiva, ridefinendo il lavoro in un quadro di fiducia, autonomia e responsabilità condivise
- e il lavoro agile può favorire il bilanciamento tra sfera personale e lavorativa, ma anche dell’autonomia e della responsabilità individuale verso il raggiungimento degli obiettivi, favorendo altresì un risparmio in termini di costi e un positivo riflesso sulla produttività
- le Parti sociali vedono nel lavoro agile un grande impulso al raggiungimento di obiettivi personali e organizzativi, funzionale, in modo efficace e moderno, a una nuova concezione dell’organizzazione del lavoro, meno piramidale e più orientata a obiettivi e fasi di lavoro, tale da consentire sia una
migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nell’interesse del lavoratore, sia una organizzazione più produttiva e snella, nell’interesse del datore di lavoro
Tutto ciò premesso, “vi è la necessità di una migliore definizione del lavoro agile e di un maggior supporto ai lavoratori e ai datori di lavoro nel suo utilizzo, anche in considerazione del ricorso massivo che esso consente alle tecnologie digitali, con tutte le implicazioni sul piano di un corretto utilizzo di tali tecnologie e della necessità di idonee garanzie della sicurezza dei dati aziendali e della tutela dei dati personali dei lavoratori“. Ed è a questo che il ministero intende approdare.
Il protocollo prevede nella fattispecie che i termini della collaborazione siano espliciti nei tempi e nei modi. Il rapporto può essere a termine o a tempo indeterminato, ma l’alternanza dei periodi in presenza o meno devono essere specificati; allo stesso modo devono essere precisate le modalità operative, gli strumenti di lavoro, i tempi di riposo e il diritto alla disconnessione.
Il testo affronta i singoli snodi nel tentativo di creare una piattaforma chiara sulla quale costruire il rapporto di lavoro. Un punto importante è quello relativo al luogo di lavoro, vero discrimine tra lavoro agile e lavoro in presenza:
Il lavoratore è libero di individuare il luogo ove svolgere la prestazione in modalità agile purché lo stesso abbia caratteristiche tali da consentire la regolare esecuzione della prestazione, in condizioni di sicurezza e riservatezza, anche con specifico riferimento al trattamento dei dati e delle informazioni aziendali nonché alle esigenze di connessione con i sistemi aziendali.
Altro snodo ben approfondito è quello sugli strumenti di lavoro:
Fatti salvi diversi accordi, il datore di lavoro, di norma, fornisce la strumentazione tecnologica e informatica necessaria allo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile, al fine di assicurare al lavoratore la disponibilità di strumenti che siano idonei all’esecuzione della prestazione lavorativa e sicuri per l’accesso ai sistemi aziendali.
Il testo definisce una norma standard, ma apre a possibili diversi accordi tra le parti. Più innovativa è la parte relativa alla sicurezza e alla tutela da infortuni e malattie: era questo un ostacolo che l’home working doveva affrontare e che si è invece sempre rivelato un ostacolo tale da fermare ogni innovazione. Ora la spallata della pandemia consente anche di andare oltre questo problema, definendo gli infortuni e tenendo in considerazione anche gli infortuni in itinere, nonché assicurando un posto di lavoro idoneo per l’espletamento dei doveri del lavoratore.
Di qui si parte: per la prima volta c’è un testo sul quale poter discutere.