L’acceso alla Rete attraverso dispositivi mobile sul luogo del lavoro può essere dannoso per la reputazione di chi li usa. Almeno secondo uno studio che si preoccupa di cosa possono pensare i colleghi di ufficio.
Il controllo della navigazione del dipendente attraverso i computer del datore di lavoro è una materia altamente discussa: in Italia, per esempio, l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori vieta l’uso di tecnologie volte a controllare l’attività dell’impiegato a meno di esplicita previsione nel contratto sindacale di categoria. In ballo ci sono, dal punto di vista del datore di lavoro, la volontà di evitare distrazioni e l’utilizzo dei mezzi aziendali per scopi privati, da quello del lavoratore, invece, si tratta di tutelare la privacy e gli ordinari diritti alle pause.
Ora, secondo uno studio condotto da Qumu , azienda specializzata in video webcasting, a preoccupare non devono essere solo le opinioni del datore di lavoro, ma anche quelle dei colleghi.
Il 74 per cento delle persone che impiega dispositivi di connessione mobile sul luogo di lavoro accede più probabilmente a siti che dal computer aziendale non consulterebbe: per questo il 52 per cento degli intervistati ritiene che siano utilizzati per cercare un nuovo lavoro, il 47 per la pornografia e il 37 per cercare informazioni su malattie o condizioni particolarmente imbarazzanti.
A questi preconcetti si aggiunge il fatto che il 47 per cento ha colto almeno una persona nascondere il proprio dispositivo mobile sotto la scrivania e che il 42 per cento ritiene che alcune volte i colleghi usino la scusa del bagno per dare un’occhiata al proprio smartphone.
Insomma, la natura umana è sempre diffidente se non proprio paranoica, e così, anche se viene utilizzato solo per il proprio MMORPG preferito o per seguire un’asta su eBay, un collega su due ritiene che chi lo usa sta guardando del porno o cercando un nuovo posto di lavoro.
I problemi, peraltro, si estenderebbero anche fuori dal lavoro: un altro studio , condotto dalla società di analisi YouGov su 2mila britannici, rileva che un possessore d smartphone su quattro tra quelli compresi tra i 25 e i 44 anni utilizzano i loro dispositivi per controllare email di lavoro anche nel tempo libero, uno su 10 anche durante i periodi più lunghi di vacanza.
In questo modo mettono a repentaglio non solo il loro tempo di disconnessione e di lontananza dell’impegno lavorativo, ma anche il livello di sopportazione del propri partner, infastiditi secondo gli uomini nel 37 per cento dei casi e secondo le donne nel 28 per cento dei casi.
Claudio Tamburrino