Mai dire mai. Proprio quando si pensava che nulla di nuovo accadesse sotto il sole, ecco che qualcosa invece accade. È successo infatti che il 15 luglio scorso si sia firmato l’accordo per il nuovo contratto del commercio , uno dei due contratti che riguardano i professionisti dipendenti IT (l’altro è il metalmeccanico).
È chiaro che noi dell’IT non c’entriamo nulla né con i commercianti né con i metalmeccanici, ma per le ragioni qui più volte dette ogni modifica a questi contratti ha ripercussioni dirette sulla nostra categoria, che voglio ricordare ancora una volta riguarda non meno di un milione di persone ed è fondamentale per qualsiasi attività di business.
Alla firma del contratto corrisponde anche un aumento in busta paga, concordato con la solita triade sindacale per i prossimi 4 anni a 150 euro lordi mensili per un 4° livello. La CIGL non ha firmato l’accordo ed ha abbandonato il tavolo delle trattative quando è stata rifiutata la loro proposta di far passare al vaglio dei lavoratori la proposta di contratto prima dell’accettazione finale.
Ho cercato di capire se l’aumento cosi come è passato è qualcosa di adeguato al costo della vita attuale, secondo il tasso d’inflazione ISTAT, oppure no, e l’ho fatto prendendo come riferimento la mia busta paga, ecco che cosa ne ho dedotto.
Prendendo come riferimento la sola paga base (minimo + indennità di contingenza) e simulando un tasso d’inflazione costante nei prossimi 4 anni, l’aumento copre appena l’inflazione.
Ma che cosa succede se il tasso peggiora? Infatti è notizia di ieri che l’inflazione è aumentata dal 3,8% al 4,1% , quindi l’aumento appena dato risulta già insufficiente.
Ma non è solo questo quello che mi lascia perplesso. I calcoli da me fatti coprono solo la paga base, ma che cosa ne è del superminimo, cioè quella parte della retribuzione data come aumento ad personam? Non essendo coperto dall’aumento contrattuale esso sarà eroso dall’inflazione, senza possibilità alcuna di recupero. Per scrupolo ho anche calcolato quale sarebbe il mio stipendio, considerando il solo minimo contrattuale, per verificare se fosse allineato al prezzo della vita e per capire se avessero calcolato che uno stipendio base fosse già sufficiente per un vivere dignitoso, ed ho scoperto che non lo è.
Considerazioni simili erano state anche fatte dal sindacato CIGL e dai sindacati di base che proponevano un aumento di 3000 euro l’anno per i primi 2 anni, ed altri 3000 euro per i successivi due anni, ma personalmente queste trattative da mercato mi entusiasmano poco.Quale che sia il valore dell’aumento dato, mi sono chiare 2 cose: che esso è insufficiente a coprire le necessità di un lavoratore dipendente e che l’attuale modalità di contrattazione tra le parti sociali è un fallimento.
Il risultato di tutto questo è incertezza e precariato.
Mi interessa poco approfondire in questa sede dove sia la colpa di questo fallimento e chi invece ci stia guadagnando, sono molto di più interessato alla risoluzione del problema, ma è lampante che le cose così non funzionano, e soprattutto privano la generazione attuale di giovani di un futuro.
Molti mi scrivono chiedendomi un consiglio su che cosa si può fare in queste condizioni, e li ringrazio, ma io non ho ricette miracolose.
La situazione attuale è frutto delle scelte economiche che si sono prese negli scorsi anni e che si stanno prendendo , ed a detta degli esperti non migliorerà perché “manca la volontà di affrontare le vere cause del malessere”.
Rimangono, a mio avviso, solo tre strade da percorrere:
1. Cercare posti migliori in cui realizzarsi (quasi sempre all’estero);
2. Sviluppare un proprio business; (difficile, ma anche una grande sfida);
3. Cambiare le cose dall’interno, scegliendo chi meglio rappresenti i miei interessi.
Delle tre l’unica che consente un vero radicale cambiamento è di certo l’ultima, ma presuppone un’unione d’intenti e di volere la quale non si vede in Italia dalla Disfida di Barletta .
Penso sia più facile che noi si faccia parte di un’Europa che ci governi, in cui i poliziotti saranno tedeschi ed i giudici inglesi, piuttosto che noi stessi si scelga ciò che è più conveniente per noi tramite la ragionevolezza e la fortezza morale.
Cicerone disse di noi: Aliae nationes servitutem pati possunt: populi romani est propria libertas , ovvero “Gli altri popoli possono sopportare il servaggio della dominazione: al popolo romano appartiene la libertà”. È la frase con cui rivendicava l’orgoglio di essere Romani e la consapevolezza di allora di valere di più degli altri, di sapere di essere all’epoca l’estrema espressione della civiltà, e che di certo non poteva esserci nessun Marco Antonio al mondo che poteva piegare un popolo con la tempra morale del popolo romano.
Dubito che vedendo ora cosa sono diventati i suoi pronipoti ci prenderebbe in considerazione perfino nella mansione di servi per i suoi liberti .
Buone vacanze a tutti.
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