I 64.613 lavoratori del settore IT riceveranno un risarcimento per compensare il mancato potere di negoziazione sui salari che avrebbero potuto amministrare se Apple, Google, Adobe e Intel non avessero stretto dei patti di non assunzione dei rispettivi dipendenti: le aziende hanno proposto un accordo stragiudiziale per mettere fine all’ azione legale che tiene banco dal 2011 e che ha per oggetto gli accordi che i vertici delle aziende della Silicon Valley hanno stipulato per mantenere bassi gli stipendi degli impiegati.
Il processo sarebbe dovuto entrare nel vivo nel mese di maggio: se la class action che ha coinvolto migliaia di dipendenti avesse dovuto riconoscere la colpevolezza delle aziende, il prezzo da pagare sarebbe potuto essere rilevante, fino a 9 miliardi di dollari. Ma i lavoratori, che avevano chiesto 3 miliardi di danni, secondo le informazioni riportate da Reuters pare si siano accontentati di 324 milioni, circa 5mila dollari per ogni partecipante.
Se i legali dell’accusa, pur non confermando la cifra dell’accordo, parlano di un “risultato equo”, meno soddisfatti appaiono essere i ricorrenti. Il quadro, già emerso da altri procedimenti affrontati negli States, appariva chiaro, i documenti raccolti dall’accusa testimonierebbero i dettagli degli intrighi intessuti ai vertici delle aziende per impedire il trasferimento dei lavoratori e mantenere artificiosamente bassi i salari, configurando così l’ipotesi di violazione delle normative antitrust : i dipendenti della Silicon Valley sembrava non avessero nulla da perdere nel portare avanti le proprie accuse fino alla decisione del tribunale, ma i loro avvocati hanno ricordato che i colossi dell’IT dispongono di schiere di legali agguerriti.
Apple e Google non hanno offerto alcun commento, mentre Adobe e Intel, dal canto loro, negano ogni violazione delle leggi : le pratiche di assunzione non avrebbero attentato alla concorrenza sul mercato del lavoro, e Intel segnala che si sarebbe scelta la via dell’accordo stragiudiziale per evitare di dover affrontare “i rischi, gli oneri e le incertezze del contenzioso in corso”.
L’accordo stipulato per porre fine alla class action deve ora attendere l’assenso del tribunale. Nei prossimi giorni il giudice Lucy Koh dovrà esprimere il proprio parere anche riguardo alla proposta di accordo stragiudiziale negoziata per chiudere il contenzioso fra Intuit e i lavoratori che si sono sentiti danneggiati dalle sue pratiche di assunzione, che prevede un risarcimento fissato in 11 milioni di dollari.
Gaia Bottà