Gentile Punto Informatico, lavoro nell’IT da quando si programmava in assembler ed ho vissuto tutte le fasi dell’informatica dai primi database pseudo relazionali, dal Cobol al C, all’html, dal maiframe ai sistemi aperti ed al PC, dalla gestione casalinga del progetto agli standard di qualità ISO 900x, prendendo non so quante certificazioni. Tutto in grandi multinazionali e nella pubblica amministrazione, dapprima come consulente esterno e poi dall’interno. Dai miei 20 anni di esperienza vi racconto come funzionano le cose in Italia.
Una qualsiasi ditta tende a pagare le persone per quanto riesce a farsi pagare dal cliente e tanto più riesce a prendere lavori dove paga Pantalone, quanto più riesce a farsi pagare. Nelle ditte che sono in monopolio essere un IT equivale a fare la bella vita, soldi e lavoro giusto; ma fuori da questi regni si sta davvero male.
In genere quando vi è un grosso budget da spendere l’importo dei lavori è deciso e diviso tra le grandi ditte IT, mentre alle piccole rimangono davvero le briciole.
Quindi primo punto: se la tua ditta è piccola prenderà pochi lavori, di conseguenza non ti potrà mai pagare il giusto, l’ho vissuto sulla mia pelle per 8 anni. Al contrario, se la tua ditta è molto florida od addirittura un monopolio allora non solo avrai un alta remunerazione essendo considerato un mega specialista, ma anche un adeguato carico di lavoro, ed anche questo l’ho provato per esperienza personale.
Le grandissime ditte in Italia fanno pagare le loro persone dai 500 euro o più al giorno, perché hanno un nome ed un grandissimo reparto commerciale che sa ben consigliare chi muove le leve del budget. A sua volta la ditta enorme sub appalta alla ditta più piccola per 2-300 euro al giorno il lavoro; la piccola ditta a sua volta prende dei ragazzi e li sfrutta.
Io continuamente vedo questo: il discorso del giusto prezzo esiste solo per i piccolissimi, le multinazionali vanno sul nome ed i giusti consigli.
Le ditte piccole poi sanno che hanno preso quel dato lavoro per il rotto della cuffia o perché magari hanno delle persone che costano davvero poco, sanno che non saranno mai i main contractor e quindi tendono a fare un lavoro approssimativo, insomma tirano a campare finché dura o più semplicemente vedono di arrivare a fine mese, poi le cose in un modo o nell’altro si aggiusteranno.
Il Cliente da parte sua si sente coperto avendo messo delle penali nel contratto. Penali che quasi mai ho visto pagare.
Come si esce da tutto questo?
Come si può far pagare il giusto la professionalità?
La risposta deriva essenzialmente dal fatto che il rischio d’impresa ricade sulle piccole imprese le quali rischiano prendendo dei ragazzi, possono farlo in quanto la legge glielo consente ed i controlli sono pressocché nulli, vedi i 5mila lavoratori a progetto dei call centers.
Per cambiare questo stato di cose occorrerebbe:
1) un contratto degli informatici (finirebbe subito la questione oggi sono il programmatore, domani l’analista, domani il sistemista ed il capo progetto); penso che nella vita mi hanno dato almeno 200 qualifiche diverse per far pagare al cliente la mia persona;
2) evitare il ricorso a contratti CoCoCo, Progetto ecc, a meno che non si dica subito che un professionista IT con fattura non si possa pagare meno di 600 euro al giorno, come per gli avvocati e notai dove esiste una tariffa minima, rivedibile o davvero questa sia un esigenza assolutamente temporanea ed imprevedibile e non un modello di business (come previsto dalla legge);
3) maggiori controlli all’interno delle ditte da parte degli ispettori del lavoro e sindacati per far rispettare le leggi.
Mi rendo conto che ad occhio e croce di vorranno dieci anni (se bastano) per fare questo in Italia; le alternative la conoscete. E se pensate diversamente, provate a fare una ricerca su Monster o Stepstone: vedrete solo contratti a tempo determinato.
Se pensate di mettervi in proprio allora siete o molto saggi o molto pazzi. Coloro che conosco che si sono messi in proprio o avevano già un loro parco clienti o avevano amicizie cosi alte ed influenti da avere il lavoro assicurato per i prossimi dieci anni.
lettera firmata