Mi ha molto colpito un commento di qualche settimana fa. Un ragazzo, chiamiamolo per comodità Luigi, poneva il seguente quesito: “Mi offrono 600 euro al mese più l’alloggio, dovrei accettare la collaborazione con questa ditta?”. Nella sua richiesta non spiegava di più, e neanche voglio scendere troppo nei particolari, vorrei invece concentrarmi sulla convenienza d’intraprendere, in Italia, la carriera d’informatico e per farlo userò uno spunto preso dal film “Il principe cerca moglie”, la divertente commedia con Eddie Murphy.
Nel film i due protagonisti trovano lavoro in un fast food. Iniziano come tutto fare. Durante il lavoro un loro collega li sprona confessando loro le sue ambizioni: “Anche io ero come Voi, ora lavo l’insalata e tra qualche anno passerò alle patate e poi agli hamburger e lì si vedranno i bei soldi”.
Sono molto scettico sulle reali possibilità di carriera di questo ragazzo. In realtà non c’è nessuna garanzia che si vedranno i bei soldi tra 4-6 anni quando si occuperà degli hamburger. Inoltre il nostro “lavatore d’insalata” tralascia un fatto importantissimo: lui non ha nessun potere contrattuale. Qualora avanzasse delle richieste il suo datore di lavoro potrebbe tranquillamente ignorarle, sicuro che un altro che lava l’insalata lo trova quando e dove vuole.
La filosofia dei fast food è proprio questa, dice Joel sul suo sito.
I fast food offrono cibo di qualità decisamente inferiore a quello di un ristorante dove uno chef rinomato prepara complicati e gustosi manicaretti ma lo fanno pagare poco e possono permetterselo all’infinito perché riescono a mantenere molto basso il costo del lavoro, avendo delle procedure talmente semplificate (sono famosi i manuali di MC Donald’s) da permettersi di rimpiazzare e formare chiunque in brevissimo tempo.
La risposta di Joel alla domanda di Luigi: “Può davvero convenire essere inseriti nel mondo del lavoro a 600 euro al mese?” è NO. No, non conviene, a meno che non si abbia la fortuna di entrare nella cucina di uno chef, ovvero che non sia una tappa previa per arrivare al nostro vero traguardo.
Naturalmente occorre tener conto che la risposta di Joel proviene da chi incarna lo spirito di una cultura del lavoro dove chi vale è valorizzato, che non è proprio la norma in Italia. Ed ovviamente occorre rammentare che Joel si riferisce sempre a persone di talento, com’è nella filosofia della sua azienda.
Il ragionamento di Joel è il seguente. Se io sono un bravo programmatore, non una superstar, ma un bravo programmatore, sarò trattato in azienda esattamente come tutti gli altri. Non ho nessuna speranza d’emergere né di farmi riconoscere nulla perché sono facilmente rimpiazzabile. Come me ce ne sono parecchi sulla piazza, tutti più o meno al mio livello. Anzi, se poi sono finito in un'”azienda fast food”, dei bravi non sanno proprio che farsene: meno sei bravo, più è facile giustificare il perché guadagni poco e perché ti trovi lì, e se mi comportassi diversamente dagli altri, oltre a sentirmi disadattato, sarei trattato come un pericoloso innovatore e messo in un angolo.
Quindi, il primo consiglio che Joel direbbe a Luigi è “Evita le aziende fast food”.
Solo le aziende ad alta redditività possono realizzare le Vostre ambizioni e le aziende ad alta redditività sono le aziende che producono prodotti sw che vendono a licenza. Secondo Joel un’azienda di consulenza ha il 20-30% di guadagno, ma un’azienda che vende licenze ha il 100% di guadagno dopo aver ammortizzato il costo del prodotto. È chiaro quindi che solo lavorando in tali aziende, o meglio ancora, mettendomi in proprio e realizzando prodotti posso far fruttare le mie competenze al massimo. Un esempio per tutti sono gli sviluppatori di videogame che iniziano lavorando per altri e finisco poi per mettersi in proprio, (è la storia di id Software , quella di Doom per intenderci).
Ricordiamo sempre che Joel si riferisce ad una realtà differente dalla nostra e parla sempre con riferimento alle persone di talento, il vero problema di chi è nelle condizioni di Luigi e sta pensando d’inserirsi nel mondo del lavoro come informatico è come riuscire a realizzare le proprie ambizioni partendo dall’Italia (o meglio rimanendo in Italia).
Secondo me occorre avere delle aspettative reali in quello che si può ottenere.
Ora come ora, anche se siete laureati con il massimo punteggio e conoscete 3 lingue, come primo lavoro se non si ha la fortuna d’entrare subito in qualche grossa azienda ad un certo livello, sotto l’ala protettiva di un potente manager, la prospettiva è quella di lavorare a poco più di mille euro al mese.
Successivamente, dopo un periodo in cui vi siete fatti le ossa in qualche ditta medio piccola, vi si apriranno due strade: o aspettate che l’occasione giusta capiti dalle vostre parti (Buona Fortuna), oppure vi spostate creandovi l’occasione (esiste anche questa terza possibilità, ma non è per tutti).
Spostarvi in Italia significa o venire qui a Roma o andare a Milano. Io, se dovessi mai partire da Roma per andare a lavorare a Milano, a questo punto mi sposterei direttamente all’estero per i soliti noti motivi (siamo il paese con i salari più bassi d’Europa).
Alla fine come dice Joel, dipende tutto da quello che uno desidera.
Naturalmente è anche possibile rimanere in Italia ed aspettare che si realizzi un contratto proprio per l’IT, che cambino le condizioni di lavoro ed in genere quelle sociali, legate all’economia (abbiamo il quarto più alto debito pubblico al mondo), alla trasparenza sui servizi ed all’informazione (siamo l’unica nazione d’Europa dove la stampa è parzialmente free ), tutti argomenti su cui ho ampiamente espresso la mia opinione in merito ma, come ho premesso, in Italia occorre avere delle aspettative realistiche.
E poi si sa, l’IT fa paura .
I precedenti interventi di G.C. sono disponibili a questo indirizzo