L’occidente e il primo mondo scarseggiano di sbocchi per le imprese IT, il mercato del lavoro langue per mancanza di personale specializzato che sappia assolvere alle necessità delle aziende. Cisco guarda dunque ad oriente: nei paesi emergenti ferve il desiderio di competere ad armi pari con il resto del mondo, un entusiasmo da cavalcare e da interpretare a proprio favore. Non c’è speranza di reclutare talenti nei paesi ricchi; i più giovani battono altre strade, la carriera IT è considerata una noia.
Cisco, al pari di altre numerosissime realtà aziendali , punta sull’India, sulla Cina, sul Medioriente: sono mercati promettenti non solo perché in certi casi si configurano come paradisi dell’outsourcing ], ma perché sono pronti ad importare ed ospitare infrastrutture mentre la popolazione e la capacità di spesa crescono e la sete di tecnologia divampa. In questi paesi Cisco vuole assumere, vuole formare tecnici qualificati che possano vigilare e portare avanti i progetti che già vi fermentano: “Stiamo reclutando personale da aree in cui necessitiamo di talenti e dove i talenti non sono ancora valorizzati” ha spiegato Leo Scrivner, dirigente che si occupa di gestire il personale nelle campagne indiane di Cisco.
L’obiettivo dell’azienda è addestrare 10mila lavoratori , certificando la loro preparazione con attestati rilasciati dalle Cisco Networking Academy : il 20 per cento dei tecnici sfornati sarà formato con corsi ancora più specifici e sarà impiegato presso le sedi locali, il restante 80 per cento costituirà l’ambita forza lavoro per aziende partner, con cui Cisco spera di alimentare sinergie e creare un ecosistema fecondo perché germoglino nuove opportunità di business.
Questa spinta verso oriente è parte di una strategia che Cisco coltiva da tempo: nei mesi scorsi l’azienda aveva annunciato di voler formare 360mila ingegneri indiani nel giro di 5 anni, un numero cospicuo ma non sufficiente per colmare la necessità locale di tecnici specializzati.
Ma se la sete di specialisti appare implacabile sui mercati orientali che stanno vivendo un netto sviluppo , anche le aziende localizzate nei paesi del primo mondo avvertono lo stesso impellente bisogno di personale qualificato . Se in Italia il professionista IT arranca , in paesi come la Germania , il Regno Unito e gli States è l’industria ad arrancare e a rivolgersi all’estero. Il ricambio generazionale incombe e gli sparuti professionisti IT devono essere corteggiati : tale è la competizione per aggiudicarseli e inserirli nella propria squadra.
La questione che impensierisce, si segnala da più fronti, è la scarsa attrattiva che le professioni tecniche esercitano sui giovani che devono costruirsi un percorso accademico e una carriera lavorativa. Lo segnala la Computing Research Association ( CRA ): nonostante le prospettive lavorative siano allettanti, nelle università nordamericane sono sempre meno gli studenti che portano a termine un corso di studi nel campo IT. Non che i ragazzi non siano consapevoli del brillante futuro che potrebbe stagliarsi di fronte a loro: la principale ragione per cui scelgono di non intraprendere dei corsi incentrati sull’information technology, spiega con un’ indagine la British Computer Society ( BCS ), è che considerano noioso il lavoro che potrebbe attenderli .
Se dunque Cisco e le aziende occidentali non possono che guardare verso Est, anche i giovani che stanno battendo la strada della formazione IT sembrano rivolgersi ad oriente: l’India, fucina di ingegneri e informatici , è destinazione di un sempre più esteso outsourcing dei compiti a casa .
Gaia Bottà
( fonte immagine )