Buon giorno, scrivo a proposito degli articoli legati al mondo del lavoro nel campo IT . Mi presento come un esperto di sistemi di rete, con esperienza ormai decennale, che rientra in quel termine inglese, spesso abusato, “Senior”.
Io rimango abbastanza scioccato nel leggere questi articoli. Non vedo cosa ci sia da discutere, visto che il mercato del lavoro segue in fondo una sola logica, forse, legata al minor costo. L’Italia tecnologicamente è in ritardo, sia nei servizi che nelle infrastrutture (pubbliche o private), a parte qualche rara e limitata eccezione, non esistono piani d’investimento per il progresso che avviene più per forzature che per reale volontà di evolvere.
In tale campo ovviamente, il mercato del lavoro ne risente. Le aziende non ricercano più personale stabile interno (quindi assunto), per creare una solida base di conoscenza e di capacità tecnica nella risposta alla sfida di mercato. Preferiscono personale, spesso in body rental oppure in CO.CO.PRO, per effettuare quel piccolo salto tecnico limitato al rientrare un poco nel livello del mercato, anch’esso arretrato. Ovviamente tale risorsa tecnica deve costare il meno possibile, da qui la forma precaria del contratto che elimina buona parte della questione contributiva prevista in un contratto a tempo indeterminato.
Chi ci sguazza sono quelle aziende, spuntate come funghi, che non hanno nulla di tecnologico, ma fanno solo vendita di personale. Il peggior caso che mi sono visto proporre era un contratto a progetto presso questa ditta che effettuava body rental, e il lavoro era per una azienda di servizi, la quale aveva necessità di tecnici per un contratto fatto con un grosso vendor di sistemi, per un lavoro di aggiornamento di un loro cliente. Ovviamente questo giochino di scatole cinesi, porta allo snaturamento del lavoro e del lavoratore (già parlare di body rental porta la questione a modelli di vendita tipo “mercato del pesce”…).
Il problema è evidente e non risiede tanto nella forma contrattuale, che per determinate attività va più che bene; ma nell’incapacità di crescere di questo paese, e quindi di avere serie e professionali figure per lavori di elevata qualità e di vera necessità.
Molti tecnici come me, che spesso lavorano sui sistemi di aziende con nomi blasonati, grandi realtà, ben conosciute a livello nazionale e internazionale, sanno bene quanto sia squallido e di bassa qualità il sistema informatico italiano. Se poi parliamo di pubblica amministrazione, il discorso peggiora, spesso con contorni da “stato regio”.
Termini come sicurezza, informatica, tecnologia, in Italia sono spesso usati solo per questioni d’immagine e di marketing, nascondendo invece un vuoto assoluto nella realizzazione di tali concetti. La cosa sconvolge quando tali mancanze avvengono in contesti in cui, sia per la legge ma anche per il buon senso, dovrebbero essere delle salde e operative implementazioni.
Ho avuto esperienze di lavoro all’estero, e per quello che visto, esiste molta qualità, sia nell’uso delle tecnologia, che l’uso della stessa nei processi aziendali e mentali.
Cose che in Italia forse vedremo tra non meno di dieci anni. E non parlo di UK o USA, troppo semplice, ma di Spagna e Portogallo, stati che dieci anni fa erano molto indietro rispetto all’Italia, e che oggi possono guardarci dal loro specchietto retrovisore con sana tranquillità.
DLD
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