Spett.le Redazione di Punto Informatico, chi vi scrive non è più un ragazzo. Ho 27 anni, vivo in Campania e non sono laureato. Ho frequentato con alterna assiduità per 10 anni l’Università della mia città, prima presso la facoltà di Ingegneria Elettronica e poi presso quella di Informatica. Ho sviluppato competenze specifiche nella progettazione e nella realizzazione dell’hardware e del software. Conosco diversi linguaggi di programmazione (C, Java, etc), ho una ottima conoscenza dell’hardware di ogni tipo e delle problematiche connesse alla implementazione di strutture di rete. Ho studiato tecniche di gestione dei processi aziendali, Marketing, norme ISO e Project Management. Parlo tre lingue.
Per diverse ragioni non ho ancora terminato gli studi universitari. Ho quindi deciso di iniziare a cercare un’occupazione fissa: siamo nel XXI secolo e da cittadino del Mondo sono cosciente di non poter trovare un lavoro stabile. Ma il lavoro precario esiste?
Per le aziende IT e ICT sono troppo vecchio, visto che sono alla disperata ricerca di sbarbatelli neo-laureati da impiegare attraverso gli stage. Ho partecipato ad un recruitment day per delle esperienze trimestrali in Lombardia, compensate con 400€ al mese e senza alcuna garanzia rispetto alla prosecuzione del rapporto di lavoro: avrei anche accettato pur di arricchire il mio curriculum, ma sono troppo vecchio per usufruire degli opportuni sgravi fiscali.
La mancanza di un titolo di studio universitario mi rende assolutamente trasparente durante le selezioni a distanza: il mio CV viene scartato preliminarmente, impedendomi alcun contatto con le aziende per provare il mio valore. Che fine hanno fatto le posizioni intermedie? Le offerte di lavoro che trovo sui giornali riguardano esclusivamente ruoli da manager (richieste spesso inverosimili: cercasi trentenne laureato e con 10 anni di esperienza…), oppure si tratta di impieghi decisamente meno “prestigiosi”. Neppure per questi ultimi vengo preso in considerazione: mi sono sentito rispondere che la mia preparazione era superiore a quella richiesta.
L’alternativa è piegarsi ed entrare nel meraviglioso mondo delle catene di sant’antonio: annunci fuorvianti, proposte indecenti e richieste assurde per guadagnare due soldi ogni mese (contro le migliaia di euro prospettate).
Sono capace di scrivere, mastico di hardware e software e sono bravo nella divulgazione. Perché non provare con la professione del giornalista? Per presentare domanda viene spesso richiesta la tessera da giornalista, per ottenere la quale bisogna lavorare da giornalista da almeno due anni. Ho iniziato a scrivere per una nota community on-line italiana, ma a parte i lusinghieri complimenti ricevuti da PR e Aziende non ho ottenuto altro.
Ho mandato il mio CV e il Portfolio delle mie pubblicazioni a tutti gli editori italiani che pubblicano riviste nel campo IT: nessuna risposta, neppure per declinare.
Ho provato ad allargare il mio raggio di ricerca, ma per diventare giornalista generalista credo occorra qualcosa che non possiedo: non si tratta di una macchina fotografica (che sono molto bravo ad usare), non si tratta di eloquenza o grammatica (che possiedo).
Ho letto divertito che qualcuno cerca persone con le mie capacità in Toscana, ma non trova le persone adatte: non ho mai preteso di non traslocare o di non allontanarmi da casa, nonostante abbia presentato domanda per occupazioni in tutta Europa (specificando che il trasferimento sarebbe stato a mie spese) mi è stato risposto che era fondamentale la residenza in zona.
Si dice che a 50 anni si è troppo vecchi per le aziende: entrambi i miei genitori sono stati “fatti fuori” in maniera più o meno civile da importanti posizioni nel mondo ICT proprio a questa età (e prima di maturare per intero la pensione). Possibile che dai loro due posti di lavoro non sia venuto fuori neppure un angusto posticino per me? Non ho santi in paradiso, non pretendo di diventare ricco: vorrei solo emanciparmi. Come si fa a diventare grandi in Italia?
Vorrei infine aggiungere qualche piccolo dato della così vicina e così lontana Germania.
A 18 anni generalmente si esce di casa per non rientrarvi: gli alloggi per gli studenti universitari sono un diritto, le tasse universitarie inferiori e di molto a quelle italiane. I giovani trovano spazio nel mondo del lavoro con impieghi part-time: fanno i commessi e gli apprendisti per fare esperienza. Al termine del percorso universitario (che non è una corsa ad ostacoli come il nostro, dove un Professore puo’ costituire la discriminante per una laurea) sono pronti per trovare spazio nel loro settore di elezione. L’ho visto con i miei occhi.
In Italia per rivestire una posizione Junior occorre possedere l’esperienza e le competenze di un ruolo Senior: dove queste competenze si possano maturare, per me resta un mistero.
Buon lavoro (a chi ce l’ha).
In fede,
Luca A.
Sul tema vedi anche:
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