Spegnendo 25 candeline, il creatore del World Wide Web Sir Tim Berners-Lee ha voluto rilanciare l’impegno in difesa della libertà di Internet, sempre più minacciata dai governi, dalle aziende, dalle responsabilità dell’anonimato, dai problemi di privacy, dalle minacce al libero pensiero, nonché dall’assenza di standard aperti a sostegno delle sue nuove evoluzioni. “I nostri diritti sono stati violati sempre di più ed il pericolo è che ci si abitui a questo. Così, voglio usare il ventincinquesimo anniversario per invitare tutti a riprenderci il Web, iniziando dal definire come lo vogliamo per i prossimi 25 anni”.
Sir Berners-Lee, insomma, sembra dare alla ricorrenza di oggi un valore fondamentale: come fosse lo spartiacque di un percorso ancora lungo da fare.
Riprendiamoci il Web
Tutto è iniziato dal World Wide Web, il 12 marzo 1989: quel giorno Sir Tim Berners-Lee, allora ricercatore al CERN, propose di migliorare il flusso di informazioni del centro di ricerca attraverso “una rete di note con collegamenti tra loro”. Si trattava di un progetto software molto generale e che forse poco poteva essere giustificato all’interno del laboratorio di fisica. Tuttavia Mike Sendall, allora capo di Berners-Lee, gli diede il via libera per lavorarci come progetto secondario: così, appena un anno dopo Berners-Lee sviluppò il primo browser e nel 1993 il CERN decise di rilasciare per sempre e gratuitamente a tutti l’utilizzo della tecnologia “WWW”. Da quel “regalo” è partita una vera e propria rivoluzione che ha cambiato il mondo, creato business da miliardi di dollari, nuovi lavori e nuove tecnologie. Le prospettive future della Rete, secondo l’ultima ricerca Pew , sono affascinanti: la vita di miliardi di individui è stata per ora solo intaccata dal progresso costituito dalla diffusione di conoscenza e informazioni via Internet, mentre in futuro l’impatto si farà decisivo per stravolgere ( auspicabilmente in meglio) lo stile di vita dell’intero Pianeta.
Eppure, come racconta sempre Sir Tim Berners-Lee, occorre ancora fare molto: anche se il 40 per cento della popolazione mondiale è connessa, resta ancora il 60 per cento offline e con esso lingue e culture lontane da quelle dominanti, mancano standard aperti e condivisi per permettere un sano di sviluppo dell’evoluzione prossima ventura dell’Internet delle Cose, una grande possibilità di sviluppo ma anche una minaccia per la Rete, che potrebbe finire inscatolata.
Ma non solo: la stessa idea di “balcanizzazione” della Rete sembra essere il progetto di aziende e paesi interessati a ritagliare lo spazio digitale globale, in modo da controllarlo più facilmente , assoggettandolo alle proprie regole, alle proprie offerte commerciali o alla censura. Per questo, servirebbero ora nuove regole per proteggere il sistema e mantenerlo “aperto e neutrale”: una costituzione globale , una vera e propria sorta di “carta dei diritti” scritta nel segno della net neutrality .
Secondo Berners-Lee questa potrebbe essere sviluppata come parte del progetto “the web we want”, che fa appello ai navigatori per scrivere una carta dei diritti digitali per ogni paese , in modo tale da arrivare ad una dichiarazione dei principi fondamentali da sottoporre alle istituzioni pubbliche, ai governi e alle aziende.