Nest, l’azienda dei termostati e dei sistemi di rilevamento antifumo recentemente diventata una divisione di Google, ha deciso di mettere a disposizione degli sviluppatori le proprie API.
Il programma si chiama Nest Developer Program e fornisce ai developer di terze parti tutti gli strumenti necessari a costruire applicazioni per iOS, Android o per il Web legate ai prodotti Nest. In parte si tratta del sistema di permessi e di autenticazione utilizzato dal sistema Nest per mettersi in comunicazione con i dispositivi intelligenti installati nelle case (si parla degli standard OAuth2.0 e SSL) e per il resto dei protocolli Forebase impiegati per le relative comunicazioni.
Nest invita così gli sviluppatori terzi a lavorare insieme “per rendere la casa più sicura ed il consumo d’energia più efficiente e consapevole”: non si tratta – spiega ancora l’azienda – solo del controllo remoto degli elettrodomestici, ma del “lavorare dietro la scena per anticipare i bisogni delle persone per rendergli la vita più facile”.
L’iniziativa ricorda la strategia adottata da Google con i suoi Glass, approdati ora – sempre come progetto pilota – sul mercato britannico per mille sterline: le possibili applicazioni della nuova tecnologia, con l’intervento della creatività degli sviluppatori e delle aziende che aderiranno, sembrano poter andar oltre a quelle già esplorate direttamente da Mountain View e Nest, così come dimostrano già le proposte annunciate da Mercedes-benz , Lifx , Jawbone e Whirpool .
Insomma, anche se i cofondatori di Nest Matt Rogers e Tony Faddel si dicono molto influenzati da Apple (da cui entrambi provengono) e affermano che la casa non deve diventare il terreno di una guerra allo sviluppo, con il nuovo progetto Nest e Google sembrano voler lanciare la loro sfida all’ annunciato progetto HomeKit di Cupertino che promette un’app per governare tutti i dispositivi (compatibili) installati in casa: la sfida , insomma, è chiaramente proprio quella per il trono del sistema operativo dominante nel nuovo settore della domotica . Con tutto ciò che ne consegue.
D’altronde, avere la casa connessa significa altresì essere aperti alla possibilità di intrusione informatica nella stessa: lo dimostra già l’offensiva lanciata proprio a Nest da parte dell’hacker GTV, che dice di aver preso il controllo del termostato intelligente attraverso una backdoor lasciata aperta nella sua modalità di recupero.
Claudio Tamburrino