Dopo l’apertura ufficiale avvenuta nel 2008, dopo più di tre miliardi di download complessivi, l’App Store di Apple avrebbe mancato circa 450 milioni di dollari di guadagni. La colpa, secondo gli esperti, sarebbe da attribuire alla pirateria che ha coinvolto il settore. A spiegarlo è l’analista di Bernstein Toni Sacconaghi, che in un rapporto apparso su 24/7 Wall St quantifica tra 60 e 110 milioni per trimestre il guadagno netto del marketplace di Cupertino.
Secondo Sacconaghi Apple avrebbe potuto guadagnare di più in questi due anni se il suo store fosse rimasto immune ai problemi che hanno coinvolto musica, cinema e ogni tipo di industria che si fondi sulla proprietà intellettuale: la pirateria non ha risparmiato le applicazioni. Per ogni download a pagamento ne sarebbero stati effettuati tre in maniera illegale.
Dopo essersi scontrati più volte con Apple per via dei nebulosi criteri di approvazione dei loro lavori , alcuni sviluppatori hanno denunciato l’eccessiva semplicità con cui è possibile procacciare applicazioni a pagamento senza sborsare un soldo. Tale pratica è resa possibile su iPhone e iPod Touch sui quali è stato eseguito il jailbreak , ossia la rimozione dei paletti imposti da Apple per l’utilizzo del melafonino e del player.
Sacconaghi fa notare che il processo di unlock non è più una pratica riservata agli utenti più esperti , i quali al contrario preferirebbero non scontentare Apple, che a sua volta poterebbe decidere di inserire i contravventori in un “elenco dei cattivi” a cui impedire l’accesso ad App Store. Difficile che una soluzione del genere basti per arginare il problema.
Giorgio Pontico