Roma – Far girare le applicazioni di Android su Ubuntu nel modo più trasparente possibile. È questo il traguardo che sembrano essersi imposti gli sviluppatori della celebre distribuzione Linux in prospettiva del rilascio, il prossimo ottobre, di Ubuntu 9.10 ( Karmic Koala ).
Secondo questa prima bozza di specifiche pubblicata sul wiki di Ubuntu, e i nuovi dettagli sul progetto portati alla luce da uno degli sviluppatori di Canonical, la fusione tra Android e Ubuntu sarà resa possibile da un apposito ambiente di esecuzione, l’Android Execution Environment (AEE), capace di far girare le applicazioni di Android fianco a fianco a quelle GNOME o KDE.
La realizzazione di tale layer software non è banale: sebbene Android si basi infatti sul kernel Linux, le sue applicazioni sono scritte in Java e utilizzano un insieme di librerie realizzate da Google. Android esegue il codice dei programmi avvalendosi della Dalvik virtual machine , un ambiente runtime Java non standard specificamente ottimizzato per i dispositivi mobili.
Tra l’altro, per aggiungere in Ubuntu il supporto nativo alle applicazioni Android non basterà implementarne kernel e framework: sarà necessario anche apportare tutta una serie di modifiche tese ad integrare tali applicazioni con l’interfaccia di Ubuntu, rendendo possibile – per l’utente – controllarle come un qualsiasi altro software desktop. Ad esempio, i programmi Android che gireranno sotto Ubuntu dovranno supportare il mouse e installarsi direttamente su PC; inoltre, l’AEE dovrà bypassare tutte le chiamate alle API di Android che si occupano della connettività di rete (wired e wireless) e della gestione dell’interfaccia USB, questo per evitare conflitti con il kernel Linux di Ubuntu.
Inizialmente l’obiettivo degli sviluppatori sarà quello di implementare AEE in Ubuntu Netbook Remix (UNR), questo perché stendere un ponte tra netbook e smartphone Linux-based appare il percorso più naturale nella genesi del progetto.
Maggiori informazioni su AEE sono fornite in questo articolo di Ars Technica .