Berlino – Microsoft e i suoi software finiscono nuovamente sotto accusa. E le accuse anche questa volta sono pesanti, perché arrivano direttamente dai vertici del ministero degli Esteri tedesco e delle Forze Armate di Berlino. Secondo i quali i software Microsoft possono consentire l’accesso a comunicazioni e dati riservati da parte dei servizi segreti americani.
Stando a quanto riportato dalla versione online del Der Spiegel, uno dei più autorevoli magazine tedeschi, le autorità stanno per mettere definitivamente alla porta il software Microsoft, ritenendo fondata la possibilità che al suo interno siano contenute backdoor gestite dalla National Security Agency (NSA) americana per entrare nei sistemi dove questi software vengono installati.
Il timore dichiarato dai vertici della diplomazia e delle forze armate è che i più importanti segreti della Repubblica federale “passino automaticamente” nelle mani dei servizi statunitensi.
La conseguenza di queste considerazioni, che costituiscono un pugno nello stomaco per Microsoft e la sua presenza sui mercati internazionali, è che le forze armate non utilizzeranno più software di origine americana, quantomeno nei “settori” più delicati delle proprie attività.
Per ragioni simili, il ministero degli Esteri ha già bloccato un piano per la creazione di un collegamento in videoconferenza con le ambasciate tedesche in America per lo stesso problema.
Durissimo in questo senso il sottosegretario di Stato tedesco, Gunter Pleuger, secondo cui è inaccettabile che “per ragioni tecniche” le comunicazioni satellitari per le videoconferenze debbano passare per forza attraverso strutture localizzate a Denver, in Colorado. Secondo gli assistenti di Pleuger se così è “non si capisce perché le nostre conferenze non siano trasmesse direttamente a Lengley”. Come noto, Lengley è sede del quartiere generale della Central Intelligence Agency (CIA), “braccio” dei servizi segreti USA.
E non è un caso che Deutsche Telekom e Siemens, due “istituzioni” nel mondo della produzione hi-tech e di telecomunicazione in Germania, sono al lavoro per produrre le infrastrutture software necessarie a sostituire i prodotti Microsoft e a ridare fiducia nei propri mezzi alle autorità tedesche.
Va detto che le accuse a Microsoft di aver inserito nei propri programmi, e specificamente in Windows, una backdoor di accesso per la NSA sono accuse di vecchia data. Mai sopite, peraltro, dalle smentite che anche sul piano tecnico sono giunte da Microsoft.
La “sensazione”, evidentemente corroborata dagli studi che senza dubbio vengono effettuati a livello governativo e militare sulla sicurezza dei prodotti informatici in uso, è talmente diffusa da aver provocato in Francia un movimento trasversale tra i parlamentari transalpini. Sarebbero sempre più, infatti, quelli inclini ad appoggiare la de-Microsoftizzazione degli apparati informatici delle istituzioni pubbliche.
A questo fine, la soluzione a cui si mira è l’open source, l’unico “ambiente” che produce software controllabili liberamente da chiunque e dunque potenzialmente “immuni” da “codici segreti” inseriti al loro interno. Altro vantaggio che viene ascritto all’open source è il suo modello non-proprietario: un documento prodotto oggi con un’applicazione open source potrà essere sempre recuperato in un secondo momento, anche tra molti anni. Non è detto, secondo qualcuno, che ciò possa accadere se i software utilizzati sfruttano invece formati proprietari.
Sulla stessa linea si è espresso di recente anche Chen Chong, sottosegretario cinese alla comunicazione, che ha affermato pubblicamente: “Non vogliamo che un’azienda possa monopolizzare il mercato del software. Pensiamo a Linux perché possiamo controllarne la sicurezza, e quindi anche il nostro destino”.
Dichiarazioni a cui erano seguite quelle di Liu Bo, ingegnere cinese a capo dell’azienda Linux di stato, la Red Flag, dopo essere stato un “wiz kid” della Microsoft locale: “Nessuno può garantirci che Windows non abbia backdoor”.
Inoltre, le accuse a Microsoft e NSA erano state di recente riprese anche dall’ingegnere capo della società di sicurezza danese F-Secure, Mikko Hyppoenen.
Secondo l’ingegnere, infatti, i servizi segreti americani spiano le comunicazioni degli utenti Internet grazie ad una backdoor opportunamente inserita nel browser Internet Explorer di Microsoft.