La videosorveglianza e gli strumenti di controllo basati sulle telecamere a circuito chiuso raffinano ulteriormente le rispettive abilità. Dopo le promesse della topografia di far diventare “senzienti” i network di sensori e rendere automatica l’individuazione di elementi significativi all’interno dell’enorme mole di dati registrata quotidianamente, ora i ricercatori promettono di integrare una nuova “capacità cognitiva” alle cam sparse per la Tube di Londra o nei laboratori di ricerca dei microprocessori super-intelligenti. E non è una cosa da poco saper riconoscere e distinguere autonomamente i comportamenti violenti da quelli amichevoli.
Secondo una segnalazione di Silicon.com , il New Scientist riporta lo sviluppo, da parte dei ricercatori dell’Università del Texas, di un sistema di videosorveglianza intelligente in grado di identificare i comportamenti criminosi . Il software alla base del sistema è stato progettato per analizzare ogni fotogramma del materiale filmato per l’individuazione di comportamenti sospetti.
Per testare la tecnologia sono stati impiegate sei coppie di persone, a ciascuna è stato chiesto di compiere varie azioni l’uno nei confronti dell’altro, incluse sequenze di lotta con pugni (finti, naturalmente) e spintoni a terra. I filmati sono stati poi passati al controllo del software, che è stato in grado di riconoscere correttamente il 92% di azioni singole (come una semplice stretta di mano) e i due terzi delle sequenze di azioni più lunghe .
La nuova “videosorveglianza intelligente” potrebbe essere presto impiegata nei network di monitoraggio sparsi per ogni dove, sia in ambiti pubblici che privati. Prima però, la tecnologia dovrà essere ulteriormente raffinata . Il dottor Mark Everingham, scienziato della School of Computing dell’Università di Leeds , ha dichiarato che “occorrerà ancora del tempo prima che questi nuovi sistemi siano abbastanza affidabili da essere usati in situazioni reali”.
Le immagini impiegate per i test sono state registrate in alta risoluzione , mentre le telecamere comunemente impiegate per il controllo a circuito chiuso sono di qualità inferiore e a bassa risoluzione. Senza ulteriori sviluppi della tecnologia, il software di analisi potrebbe semplicemente fallire nel riconoscere sagome umane non precisamente definite all’interno di materiale registrato di qualità non eccellente. Che ci riesca, però, sembra solo questione di tempo.
Alfonso Maruccia