Amsterdam – Le major discografiche olandesi hanno rifiutato di collaborare al progetto di realizzazione di un documento licenziatario unitario per il podcasting , una proposta avanzata dalla Buma Stemra – la SIAE olandese . Secondo il portavoce della Dutch Association of Phonogram and Videogram Producers ( NVPI ), che raccoglie la maggior parte delle case discografiche, comprese EMI, Universal e Sony BMG, la mancanza di sistemi di Digital Rights Management ( DRM ) sarebbe l’unico ostacolo all’accordo. Al momento i podcaster, quindi, non potrebbero accedere ai file audio dei membri del NVPI.
La Buma Stemra, però, quest’estate, in netto contrasto con i discografici, ha attivato una licenza provvisoria che permette ai podcaster di scaricare e riprodurre ufficialmente i contenuti audio scaricati dal Web. I siti di podcasting commerciali sono obbligati a pagare un minimo di 85 euro al mese; gli utenti circa 35 euro al mese per un numero illimitato di tracce. Un fulmine a ciel sereno per il settore, dato che la Buma Stemra è il primo ed unico organismo di questo tipo nella UE ad aver implementato una soluzione di questo genere.
L’attuale licenza, comunque, non copre ancora tutti i diritti d’autore, ma solo quelli che fanno riferimento ai compositori, musicisti ed editori. Buma si sarebbe aspettata l’adesione delle major, ma queste hanno rifiutato giustificandosi con il fatto che i servizi di podcasting, almeno per ora, non possono essere controllati a dovere: in quest’ottica l’accesso illimitato è considerato inaccettabile.
“Noi semplicemente non capiamo per quale motivo tutti debbano pagare la stessa cifra”, ha dichiarato Wouter Rutten, portavoce della NVPI. Un’affermazione che continua ad essere in linea con la filosofia dell’industria di settore, poco incline ad una politica licenziataria di semplice implementazione.
L’Olanda rappresenta, in questo momento, l’avanguardia del settore. Come dimenticare, infatti, la clamorosa assoluzione di Kazaa e il decisivo sostegno, da parte della Buma Stemra, alla causa della licenza europea ? La “Siae olandese” certamente non si è mai distinta per essere un’associazione “antagonista” ma forse questa volta ha colto nel segno, dell’equilibrio ovviamente.
Dario d’Elia