Le mani degli USA su McKinnon

Le mani degli USA su McKinnon

Un giudice britannico ha deciso che l'hacker non potrà ricorrere alla Corte Suprema per evitare l'estradizione. Se condannato, rischia fino a 60 anni. Montano le proteste
Un giudice britannico ha deciso che l'hacker non potrà ricorrere alla Corte Suprema per evitare l'estradizione. Se condannato, rischia fino a 60 anni. Montano le proteste

“L’estradizione del nostro cliente potrebbe comportare conseguenze disastrose per il suo stato di salute, a partire da un possibile attacco psicotico fino ad arrivare al gesto più insano”. Così il preoccupato commento da parte dei legali dell’hacker Gary McKinnon, subito dopo la sentenza di un’alta corte britannica: il caso McKinnon non è di tale importanza pubblica da andare a scomodare la Corte Suprema . Inoltre, il giudice Stanley Burnton ha dichiarato l’estradizione dell’imputato negli Stati Uniti una “soluzione legittima e proporzionale ai crimini commessi”.

È calato così il buio sulle ultime speranze dell’hacker di origini scozzesi di non essere portato davanti ai giudici statunitensi, per aver scardinato , tra il 2001 e il 2002, quasi 100 sistemi telematici tra quelli di NASA, Pentagono e Air Force. Un’intrusione massiva, definita dalle stesse autorità statunitensi la più grande invasione informatica militare di tutti i tempi. Questo record non ha affatto inorgoglito McKinnon che, se estradato e condannato, rischia fino a 60 anni di prigione dopo aver causato ai militari danni per circa 800mila dollari.

I propositi dell’hacker britannico non erano, almeno stando alla difesa legale, di natura maligna, ma semplicemente dettati dalla profonda curiosità di carpire qualche segreto sull’esistenza degli UFO. La corte, tuttavia, non si è lasciata convincere, negando a McKinnon la possibilità di rivolgersi alla Corte Suprema. E in barba alle pressanti preoccupazioni montate intorno a lui, sui più che probabili rischi di salute dovuti alla sindrome di Asperger .

Il giudice Burnton non ha dunque trovato giustificazione nelle richieste dei legali di McKinnon, che si erano appellati agli articoli 3 e 8 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, in nome di una presunta violazione del diritto ad essere soggetto di trattamenti non degradanti o inumani . Ovviamente di parere opposto Janis Sharp, madre dello stesso McKinnon, che ha descritto la sentenza come una consegna di un agnello sacrificale per mantenere buoni rapporti diplomatici.

Intorno al caso McKinnon era già stato montato un gran palcoscenico di solidarietà, guidato dal Daily Mail e sostenuto da celebrità dello spettacolo come Sting e David Gilmour oltre che dal leader dei Tory David Cameron. L’hacker andrebbe processato in Gran Bretagna e, come ha sottolineato con forza il suo legale Karen Todner, l’intero trattato sull’estradizione rivisto. “Perché il nostro governo è così inumano da permettere che un uomo con la sindrome di Asperger subisca un trattamento simile? – ha concluso Todner – Il trattato con gli Stati Uniti va abrogato o modificato immediatamente”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
9 ott 2009
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