L’aura che si crea attorno a un personaggio nel corso della sua vita, si sa, non può che crescere in risonanza dopo la morte. Succede anche nel caso di Steve Jobs, figura attorno alla quale continuano a moltiplicarsi aneddoti e testimonianze a un anno dalla sua dipartita. È di qualche mese fa la notizia della circolazione di un nastro contenente un discorso del fondatore di Apple risalente al 1983. Ora, di quello stesso nastro sono stati rintracciati quaranta minuti mai ascoltati prima d’ora, durante i quali Jobs esprime il suo punto di vista sul futuro della tecnologia.
L’intervento di cui si conserva traccia audio si riferisce all’ International Design Conference che ebbe luogo ad Aspen quasi trent’anni fa. Il tema dell’incontro riguardava gli sviluppi attesi e inattesi della tecnologia. Il ritrovamento della registrazione con le parole della mente di Apple ha ottenuto un’attenzione mediatica importante dopo essere stato citato dall’autore della biografia autorizzata di Jobs, Walter Isaacson. Ora Marcel Brown, autore della scoperta, fa sapere di aver recuperato quaranta minuti di registrazione extra contenenti contenuti interessanti.
Tra tutti, emerge l’idea del networking (con un evidente riferimento all’ipotesi di una rete globale) e la teoria secondo cui nel giro di pochi anni le persone avrebbero interagito molto di più attraverso il personal computer che con le automobili. Un altro passaggio da ricordare riguarda lo sviluppo della nascente industria del software paragonata al sistema discografico. Inoltre Steve Jobs giudicava “arcaica” la tradizionale distribuzione del software secondo lo standard “brick-and-mortar” (negozi che solitamente fanno uso di punti vendita fisici), dal momento che il software si presentava come un prodotto digitale, da vendere quindi attraverso canali elettronici. Prefigurava un sistema di vendita attraverso l’uso di linee telefoniche e carte di credito. Insomma, un abbozzo più che chiaro dell’attuale App Store .
Proseguendo, il papà della Mela afferma che la strategia dell’azienda sostiene l’esigenza di “mettere un computer potente all’interno di un libro comodo da trasportare, il cui uso sia da imparare in venti minuti”. Era il 1983, ma Steve Jobs aveva già in mente smartphone e tablet.
Cristina Sciannamblo