Da qualche anno ormai le plastiche sono diventate il nemico numero 1 del mondo intero: prodotti difficili da riciclare (se non in altri prodotti di plastica), tante attività che spesso utilizzavano prodotti di quel tipo sono ora passati alla carta, così d’avere un impatto ambientale minore. Le plastiche non sono però mortali solo per il pianeta Terra, ma anche per gli esseri umani che le ingeriscono: si tratta ovviamente di microplastiche, delle dimensioni inferiori ai 5 mm, ma che sul lungo periodo possono causare danni irreversibili alle nostre cellule.
La Hull York Medical School in Inghilterra ha condotto uno studio – pubblicato sul Journal of Hazardous Materials – che mostrerebbe un problema da risolvere il più velocemente possibile. Di fatto queste microplastiche, che vengono disperse nei modi più disparati nell’ambiente e che, girando, ce le ritroviamo persino nelle cose che mangiamo, avrebbero effetti deleteri permanenti sulle cellule umane, danneggiandone pareti, causando reazioni allergiche e, nel peggiore dei casi, uccidendole.
Il prossimo passo sarà quello di mitigare l’assunzione di microplastiche
Lo studio è stato effettuato prendendo ben 25 diversi studi che analizzavano gli effetti di queste microplastiche sulle cellule umane, per poi aggregarli in un’unica analisi, concentrandosi sui casi in cui le concentrazioni di tali scorie sono più vicine a quelle odierne.
Non sappiamo ancora quanto la situazione sia grave: di base lo studio dimostra i danni permanenti, ma non le tempistiche necessarie (c’è anche la possibilità che queste microplastiche riescano ad essere smaltite dall’apparato digerente umano prima di fare danni irreversibili).
Di certo il miglior modo per evitare futuri problemi è quello di ridurre tali scorie, e sebbene mitigare il caso individuando i cibi e le bevande con il più alto tasso di concentrazione sia una soluzione effettuabile, si tratta di un palliativo, e secondo Evangelos Danopoulos, primo autore dello studio, l’unica soluzione permanente è eliminare lo spreco e la dispersione della plastica.
Ricordiamo che le microplastiche che finiscono nei nostri cibi possono generarsi dall’inquinamento ambientale, ma anche con il lavaggio di capi sintetici, abrasione degli pneumatici durante la guida e addirittura (ma in minor percentuale) con i prodotti cosmetici per la cura del corpo.