Un team di ricercatori della Duke University e della North Carolina State University ha sviluppato una tecnologia di microparticelle di silicio in grado di cambiare la loro configurazione “su richiesta”, agendo in base agli impulsi elettrici esterni per ricreare circuiti semiconduttori del tutto personalizzabili. Una potenziale manna dal cielo per i produttori di CPU sempre più complesse – e prone alla comparsa di bug – e non solo.
La ricerca si chiama Reconfigurable engineered motile semiconductor microparticles , e descrive la realizzazione di sei diversi tipi di sottili strati semiconduttori, “micro-particelle” dalle dimensioni di pochi micron (dove ogni micron equivale a un millesimo di millimetro) in grado di scalare verso l’alto o verso il basso a seconda delle esigenze.
Le microparticelle sono caratterizzate dalla presenza di regioni con carica elettrica positiva e negativa, con giunzioni in grado di far scorrere la corrente da un polo all’altro; sospendendo le particelle in un fluido, i ricercatori statunitensi hanno fatto in modo di muoverle e sincronizzarle a comando variando la forza e la frequenza di un impulso elettromagnetico. L’aggiunta di uno strato metallico sulla superficie delle particelle ha infine permesso di creare diodi positivo-negativo.
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Lo studio necessita ancora di parecchio lavoro di ricerca e sviluppo ma, stando a quanto sostengono gli esperti americani, le particelle che si autoassemblano (anche indicate come “materia attiva”) hanno le potenzialità per cambiare radicalmente la produzione di chip al silicio, di portare alla nascita delle reti in grado di auto-ripararsi, i muscoli artificiali e altro ancora.
Alfonso Maruccia