Avevano bisogno di più tempo, di appena qualche giorno in più per continuare a “lavorare diligentemente” alla revisione dell’accordo relativo a Book Search. Google, Authors Guild e Association of American Publisher (AAP) hanno ottenuto ciò che avevano chiesto a una corte federale di New York: una proroga alla deadline prevista dal giudice per lo scorso 9 novembre. Quasi una settimana, dunque, concessa a BigG per rendere il patto da 125 milioni di dollari più accettabile agli occhi del Dipartimento di Giustizia statunitense, già fortemente preoccupato per le sue conseguenze sulla tutela del diritto d’autore e della libera concorrenza.
Il giudice Denny Chin ha così accolto le richieste contenute in una breve lettera a lui stesso indirizzata, relative alla possibilità di consegnare una versione rivisitata dell’accordo entro e non oltre il prossimo venerdì 13 novembre . Il tribunale di New York che sta seguendo il caso del patto milionario tra Google e gli editori aveva precedentemente prorogato i termini del giudizio finale al 9 novembre scorso. Poi, un nuovo slittamento di nemmeno sette giorni, apparentemente fondamentali per modificare alcune parti del patto Book Search.
Lo scorso settembre, il Dipartimento di Giustizia statunitense aveva suggerito al tribunale di New York di rigettare il caso, preoccupato per un accordo che avrebbe violato le leggi antitrust fornendo a Google i diritti esclusivi per la distribuzione digitale delle cosiddette opere orfane . I rappresentanti legali di Google e gli editori hanno comunicato al giudice Chin di aver incontrato le autorità, proponendo loro la proroga in modo da modificare sostanzialmente i termini dell’accordo, come richiesto esplicitamente dal DoJ statunitense.
A questo punto – come d’altronde era chiaro già da tempo – rimane poco probabile che si arrivi alla firma definitiva del patto entro la fine di quest’anno. Non è ancora chiaro se le udienze newyorkesi avranno inizio a dicembre o a gennaio 2010 . Intanto, venerdì prossimo si saprà cosa è stato partorito durante la proroga di quattro giorni.
Mauro Vecchio