Folgorato dal miraggio di vedere finalmente uno zero di meno sulla bolletta telefonica, povero cliente Telecom, hai deciso di fare il grande salto e cambiare barricata: quale buon transfuga che si rispetti hai deciso di non volerne più sapere dell’ex-monopolista, ormai privatizzato.
Nella selva dei nuovi gestori hai scelto X e già dalla prima bolletta non ti è sembrato vero di scoprire che pagare di meno si può, eccome!
Il primo pensiero, un po ‘ ingenuo forse, l’hai rivolto a tutte quelle migliaia di lire che negli anni sono uscite dalle tue tasche: di solito i prezzi salgono col passare del tempo, non scendono! Se lo fanno vuol dire che prima si pagava troppo, no?!
Lasciamo perdere: X è grande, bellissima e tanto, tanto buona con le sue tariffe così belle, leggere, rassicuranti e basse, sempre più basse e l’importante è che ora tutto fili per il meglio…o quasi.
Quasi, perché, con un po ‘ di stupore, convinto e niente affatto pentito, ti vedi arrivare una bella bolletta Telecom a casa. Niente di cui preoccuparsi: “…deve essere solo il canone, quello ancora per un po’ lo si dovrà pagare…”.
E bravo transfuga dei miei stivali! Non è il canone, almeno non solo! Xxxmila lire di bolletta bimestrale come ai vecchi tempi. Anche se sei sicuro di aver sempre premesso quel dannato numero di quattro cifre ad ogni telefonata! Ti sei pure ricordato di premetterlo al numero del tuo provider di accesso a Internet, ma… non è servito! L’incubo è sempre lì, di fronte a te…
In effetti, nel successivo conto telefonico di X le chiamate al provider non ci sono o almeno non tutte: manca la maggior parte. Chiami il numero gratuito ed una gentile signorina ti spiega che premettendo al numero del provider il prefisso di X, siccome questa non può ancora gestire traffico dati, perché le centraline sono di proprietà dell’ex monopolista, ti viene applicata la tariffa Telecom, che deve essere addebitata da X. Le cose non quadrano ancora…
Alzi la cornetta, impaurito e sbigottito allo stesso tempo, per chiamare Mamma Telecom, convinto che ci sia un errore e che il dettaglio delle chiamate risolverà l’equivoco: “187… pronto Loredana, Beppa, Pina, come cavolo ti chiami! Cosa succede…cosa avete combinato?!”.
Ed ecco risolto l’arcano: X è un gestore di telefonia fissa, che non avendo una propria rete si appoggia a quella Telecom. Quando la linea è intasata, la comunicazione, voce o dati che sia, passa sulla rete Telecom e la telefonata viene addebitata da questa invece che da X.
“Linea intasata? Ma quando? Può darsi un paio di volte negli ultimi tre mesi, ma… Xxxmila lire?”
E qui casca l’asino… l’utente non ha modo di accorgersi di quanto accade sulla linea. Chiama con prefisso X, ma nello stesso momento potrebbe benissimo essere passato su altra rete, a causa dell’intasamento, subendo una tariffazione diversa e non voluta, a sua totale insaputa. In ogni caso gli viene data la possibilità di parlare, facendo passare la comunicazione attraverso le infrastrutture Telecom e di conseguenza l’addebito della chiamata compete a quest’ultima.
Ma allora X (Y,Z e tutti gli altri carriers) a cosa serve? A pagare di meno una telefonata ogni tanto, senza neanche sapere quale, perché “sapere quello che succede sulla linea é impossibile”?
Ritorniamo seri per un attimo e facciamo le nostre considerazioni.
L’incertezza del prefisso
Oggi si chiama attraverso prefissi telefonici, ma non si ha la minima sicurezza di pagare secondo la tariffa prescelta. Inoltre, per il futuro, passare definitivamente ad un altro gestore sarà altamente oneroso. Questa stessa situazione si ripercuote pesantemente sul prezzo al pubblico di tutta una serie di servizi.
Per capire come possa succedere tutto ciò, bisogna risalire ai primi anni ’90, quando ancora non esisteva neppure un’Autorità Garante delle Comunicazioni, istituita poi con la Legge 31 Luglio 1997 n. 249 (un maligno potrebbe insinuare che anche se ci fosse stata…). Il Governo decise di dismettere le partecipazioni in Telecom Italia, e pensò bene di “regalare” a questa le infrastrutture, che fino a prova contraria erano state impiantate sul territorio con denaro pubblico.
Oggi Telecom agisce sul mercato italiano fruendo di un vantaggio incalcolabile, che deriva da investimenti pubblici, rispetto agli altri gestori. Quando l’ente fu trasformato in società per azioni, poi vendute ai privati, lo Stato si disfece di un patrimonio di infrastrutture che oggi pone il nuovo soggetto (ed i suoi azionisti) in una posizione naturalmente privilegiata e dannosa per le dinamiche di un mercato aperto all’ingresso di nuovi gestori.
Per queste ragioni oggi dobbiamo pagare servizi importanti quali l’ADSL e via dicendo, a prezzi gonfiati. Si può dire che, mentre in altri paesi del mondo si combattono le posizioni monopolistiche, nel nostro queste sono incentivate ad esclusivo vantaggio di chi abbia avuto l’accortezza (e la liquidità) di salire sul carro di privatizzazioni più o meno lontane nel tempo.
Se proprio si doveva regalare qualcosa a qualcuno, non sarebbe stato più equo e più semplice stabilire che il maledetto ultimo miglio appartenesse all’utente, che liberamente lo dà in gestione al carrier da cui decide di farsi spennare? Non è questo il “libero mercato”?
“Pronto, 187…? Ma fateci il piacere!”