La teoria dell’espansione inflazionistica potrebbe spiegare come quanto accaduto negli istanti appena successivi al Big Bang abbia influenzato l’evoluzione dell’Universo da quasi 400mila anni dopo la sua nascita a oggi: a confermarlo i dati raccolti dall’esperimento BICEP2 , che dal Polo Sud raccoglie misurazioni sulla radiazione cosmica di fondo. Secondo quanto comunicato dagli scienziati che portano avanti il programma di studi, le misure effettuate confermerebbero la teoria di Alexei Starobinski e Alan Guth, poi largamente approfondita da Andrei Linde : che a questo punto potrebbe aver visto finalmente pubblicata la prova che consolida e premia gli sforzi di una vita spesa per la ricerca.
Secondo il modello attualmente ampiamente accettato dalla comunità scientifica, il nostro Universo sarebbe pressoché inosservabile nel tempo intercorso dal Big Bang ad alcune centinaia di migliaia di anni dopo (380mila circa): pertanto le ricostruzioni di quanto accaduto prima si possono basare sulla conoscenza ricavata dall’osservazioni che confermino o meno le teorie degli scienziati sugli avvenimenti accaduti dopo quel termine. Quella dell’inflazione è una teoria nata all’incirca all’inizio degli anni ’80 del XX secolo, e ipotizza una rapida espansione dell’Universo contrapposta a una visione di lenta, costante e decelerante espansione avvenuta gradualmente . Le misure effettuate da BICEP2 confermerebbero le ipotesi formulate fin qui: dunque sarebbe proprio la teoria inflazionistica a spiegare alcune delle caratteristiche oggi osservate dagli scienziati.
Alla base della teoria dell’espansione inflazionistica ci sono alcuni assunti sulla natura dell’Universo, e tra questi c’è la sostanziale piattezza della sua geometria, ovvero una curvatura dello spazio-tempo tendente a zero; ma la teoria servirebbe anche a spiegare meglio la sostanziale uniformità delle caratteristiche fisiche misurate in vari punti del cosmo che altre ipotesi non riescono bene a giustificare (ma anche la teoria inflazionistica non è priva di pecche). Analizzando la radiazione cosmica di fondo , e in particolare le onde gravitazionali (nel caso dell’esperimento BICEP2 viene misurata direttamente la polarizzazione dell’onda elettromagnetica), è possibile ricavare una prova o una confutazione di queste ipotesi.
Sebbene il risultato delle misure sia ampiamente sopra le attese in quanto a valori (evento che imporrà un’ulteriore fase di studio per valutare al meglio i dati, come già accaduto col bosone di Higgs ), le evidenze statistiche paiono confermare la teoria inflazionistica: la materia di cui è formato l’universo era contenuta in una enorme nube di gas incandescente che occupava una frazione dello spazio attuale, attraversata da alcune variazioni impercettibili che in seguito alla rapida espansione hanno generato l’ampia varietà di corpi celesti (galassie, stelle, pianeti) che oggi popola l’Universo. Minuscole fluttuazioni quantistiche hanno di fatto generato tutto quello che ci circonda : quattordici miliardi di anni fa, secolo più o secolo meno, delle variazioni infinitesimali di una piccolissima regione dello spazio-tempo hanno prodotto un risultato incredibile.
Tutto questo significa che l’uomo è un passo più vicino a riuscire a spiegare come dal Big Bang si sia giunti alla forma attuale dell’Universo. Non mancano gli scettici , come è normale, ma in generale l’entusiasmo nella comunità scientifica è palpabile .
Luca Annunziata