Bologna – Con una nota la divisione di Legambiente Emilia-Romagna ha voluto far sapere di aver completato la sperimentazione sulla “piccola dotazione informatica della Direzione Regionale” e di aver quindi esteso prima ai volontari dell’associazione e poi a tutti i computer utilizzati l’utilizzo del sistema operativo open source Linux.
“Da questa prima esperienza – si legge nella nota – sono scaturite una serie di altre iniziative: la prima è stata quella di cercare di insegnare ad altri e così, senza finanziamenti o corsi a pagamento, in modo autodidatta, arrangiandosi con l’aiuto della rete, è stato messa in piedi una guida per l’uso dell’open source, un vero e proprio manuale d’uso che può servire a chi vuole avvicinarsi al software libero per porre fine all’assillo dei virus o alla colletta per acquistare nuovi programmi commerciali. La si può trovare sul sito web dell’associazione http://www.legambienteonline.it “.
Secondo Legambiente, se in Emilia Romagna i dipendenti pubblici utilizzassero software open source si potrebbero risparmiare fino a 50 milioni di euro in spesa di licenze. “C’è da chiedersi – si legge nella nota – come mai in Emilia Romagna, fino ad ora, almeno stando alle recenti informazioni presentate al COMPA di Roma dal CNIPA, questo problema se lo siano posto soltanto 3 province, 15 comuni e 2 aziende sanitarie e con molta, eccessiva, prudenza”.
L’Associazione, secondo cui “se si esclude qualche difficoltà iniziale nell’avere a che fare con icone e nomi di programmi un po’ diversi, la “migrazione” verso un sistema Linux è per l’utente finale sostanzialmente indolore”, ritiene che sarebbero molti i modi migliori di spendere i fondi pubblici eventualmente risparmiati optando per le soluzioni a codice aperto.