Il Parlamento Europeo ha lanciato il sasso, ma poi ha nascosto la mano. Il testo che avrebbe dovuto portare a nuove regole nel mercato delle cripto-attività, infatti, ha passato il vaglio della votazione perdendo però per la strada quello che era il tassello che più stava facendo discutere.
La proposta era così introdotta:
La presente proposta fa parte del pacchetto sulla finanza digitale, un pacchetto di misure volte a consentire e sostenere l’ulteriore sfruttamento del potenziale della finanza digitale in termini di innovazione e concorrenza, attenuando nel contempo i rischi. Essa è in linea con le priorità della Commissione di creare un’Europa pronta per l’era digitale e un’economia pronta per le sfide del futuro e al servizio dei cittadini. Il pacchetto sulla finanza digitale comprende una nuova strategia in materia di finanza digitale per il settore finanziario dell’UEallo scopo di garantire che l’Unione abbracci la rivoluzione digitale e ne assuma la guida con le imprese europee innovative in prima linea, permettendo alle imprese e ai consumatori europei di trarre vantaggio dalla finanza digitale. Oltre alla presente proposta, il pacchetto comprende anche una proposta relativa a un regime pilota sulle infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia di registro distribuito (DLT), una proposta per la resilienza operativa digitalee una proposta volta a chiarire o modificare determinate norme dell’UE in materia di servizi finanziari.
Un testo ad ampio raggio, insomma, che voleva tentare di districare la matassa al fine di dare maggiori certezze al rapporto tra le criptovalute (ma non solo) e l’economia europea. L’obiettivo dichiarato di Ursula von der Leyen è quello di trovare “un approccio comune con gli Stati membri in materia di criptovalute per far comprendere come sfruttare al meglio le opportunità che esse creano e affrontare i nuovi rischi che possono comportare” ed a queste parole il Parlamento si è ispirato nel portare avanti questa nuova proposta. Fin dalla vigilia, però, i timori si erano addensati attorno al testo poiché sembrava celare la possibilità di un divieto all’uso dei Bitcoin: così non è stato.
Parlamento Europeo e criptovalute
Quattro gli obiettivi in capo alla proposta del Parlamento:
- certezza del diritto
“affinché i mercati delle cripto-attività si sviluppino all’interno dell’UE è necessario un quadro giuridico solido che definisca chiaramente il trattamento normativo di tutte le cripto-attività non disciplinate dalla legislazione vigente in materia di servizi finanziari“; - sostenere l’innovazione
“per promuovere lo sviluppo delle cripto-attività e un più ampio ricorso alla DLT occorre istituire un quadro sicuro e proporzionato a sostegno dell’innovazione e della concorrenza leale“; - garantire livelli adeguati di tutela dei consumatori e degli investitori e di integrità del mercato
“le cripto-attività non disciplinate dalla legislazione vigente in materia di servizi finanziari presentano in gran parte gli stessi rischi degli strumenti finanziari più comuni“; - garantire la stabilità finanziaria
“le cripto-attività sono in continua evoluzione. Mentre alcune hanno una portata e un uso piuttosto limitati, altre, come la categoria emergente degli stablecoin, hanno le capacità per diventare ampiamente accettate e potenzialmente sistemiche. La proposta comprende misure di salvaguardia per far fronte ai potenziali rischi per la stabilità finanziaria e la politica monetaria ordinata che potrebbero scaturire dagli stablecoin“.
Alle tutele finanziarie dei cittadini, vanno tuttavia affiancate le giuste attenzioni in tema di sostenibilità ambientale: l’Europa ha il nervo scoperto su questo fronte non soltanto nel nome di una forte impronta ecologica, ma anche in virtù di costi dell’energia che in questa fase gravano in modo particolare sul vecchio continente. Di qui la necessità di nuovi principi per la sostenibilità che portino anche il mondo delle criptovalute verso un nuovo modo di pensare il sistema complessivo (la diatriba tra Proof of Work e Proof od Stake è in auge da tempo ormai).
Quest’ultimo problema resta però momentaneamente nel cassetto. L’idea di arrivare ad un blocco del Bitcoin nel nome della sostenibilità va temporaneamente nel cassetto, ma non è una scelta definitiva. La proposta proseguirà infatti il proprio percorso e sarà ridiscussa in sede di Commissione Europea, dove il problema sarà sollevato ancora una volta su esplicito invito parlamentare:
Al fine di ridurre l’impatto ambientale delle criptovalute, in particolare del meccanismo usato per la validazione delle transazioni, i parlamentari europei chiedono alla Commissione di presentare una proposta legislativa che includa nella tassonomia europea per le attività sostenibili ogni attività di mining che contribuisca in modo sostanziale al cambiamento climatico, entro il 1 gennaio 2025.
Il tema energetico è centrale, il tema della sostenibilità va a braccetto, il tema fiscale va a rimorchio: le criptovalute necessitano di maggiori approfondimenti e un contesto bellico non è sicuramente la cornice migliore per una valutazione di questo tipo.