A fine marzo, la Camera dei Deputati ha approvato la cosiddetta legge antipirateria che prevede il blocco dello streaming illecito entro 30 minuti dalla comunicazione. L’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) ha manifestato diverse perplessità, evidenziando i rischi per le reti e le poche tutele per gli ISP (Internet Service Provider).
AIIP chiede modifiche alla legge
La legge, presentata da un gruppo di deputati di Lega e Fratelli d’Italia, ha assegnato all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) il compito di chiedere agli ISP di bloccare lo streaming, in seguito alla richiesta del titolare o licenziatario del diritto d’autore. Ciò verrà effettuato attraverso il blocco della risoluzione DNS dei nomi di dominio e dell’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP usati per tali attività.
Il provvedimento, approvato in tempi molto rapidi, ha destato alcune perplessità tra gli operatori del settore. Giovanni Zorzoni, Presidente di AIIP, ha dichiarato:
Già a febbraio abbiamo avuto modo di far pervenire le nostre preoccupazioni alle Commissioni riunite VII e IX attraverso una memoria molto dettagliata. La realizzazione di un’infrastruttura omogenea basata su un sistema di filtraggio sincrono, in grado di interfacciarsi contemporaneamente con gli operatori che offrono l’accesso a Internet, con le CDN e con gli operatori cloud, costituisce un unico “point of failure” suscettibile di pregiudicare la sicurezza e resilienza delle reti nazionali.
Secondo l’associazione, la legge prevede la realizzazione di un “mega firewall” gestito da AGCOM. Ma questa soluzione può essere facilmente aggirabile con una VPN. Inoltre i costi verranno scaricati sugli ISP, che non hanno nessuna responsabilità, e quindi sugli utenti finali, invece che sui beneficiari di tale strumento, ovvero i detentori dei diritti.
AIIP chiede ai legislatori di aggiungere un articolo che escluda la responsabilità legale dei prestatori di servizi. Durante l’operazione di filtraggio potrebbero essere bloccati anche indirizzi IP che portano traffico legale. L’associazione spera inoltre che al Senato venga approvata la modifica richiesta dai deputati Davide Faraone (Italia Viva) e Giulia Pastorella (Azione), ovvero la predisposizione di una whitelist di indirizzi IP e rootname server che non potranno essere destinatari delle misure di filtraggio.