La stretta anti-pirateria è divenuta realtà e legge a tutti gli effetti dopo il recente voto del Senato, il quale ha approvato il disegno di legge all’unanimità. Il giro di vite applicato dal governo con il sostegno dei principali broadcaster italiani non è piaciuto ad Assoprovider, associazione che rappresenta proprio gli Operatori di Prossimità. Secondo le stime da loro condivise, la misura “spazzerà via” circa duemila piccole e medie imprese delle Tlc, per oltre 10mila posti di lavoro a rischio.
Legge anti-pirateria pericolosa: i timori di Assoprovider
La misura agli occhi di Assoprovider è molto pericolosa in quanto obbliga i provider “a intervenire prontamente a proprie spese disabilitando l’accesso ai contenuti illeciti”. La critica non va tanto all’obiettivo della legge contro la pirateria, bensì a ciò che implica dietro le quinte: a causa di questa misura, fa sapere Gian Battista Frontera, presidente di Assoprovider, le aziende dovranno assumere almeno altre quattro persone per garantire un controllo 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana – festività incluse – per costi aumentati di 200.000 o 300.000 euro all’anno.
Un colpo estremamente duro per le aziende del settore che, con 3-4 dipendenti e un fatturato inferiore ai 500.000 euro, rischieranno immediatamente di fallire.
Per Frontera, “oltre a non essere efficace, questa legge favorisce ancora le grandi multinazionali, molte delle quali hanno interessi diretti nel comparto dello streaming, a discapito delle piccole e medie imprese”. Per questa ragione, l’associazione chiederà al Senato di fare un passo indietro, manifestando “un radicale dissenso”.
La legge, ricordiamo, conferisce all’AGCOM più poteri per intervenire tempestivamente contro le trasmissioni illecite, oscurando i siti Web entro 30 minuti e sanzionando i fornitori del servizio.