L’analisi del testo della Legge di Bilancio 2019, del quale la Camera mette a disposizione uno sviluppo testuale (pdf) che fa ordine tra le misure apportate, consente di far emergere quelli che sono gli interventi che il Governo ha previsto per il sostegno dell’innovazione in Italia. Dopo le parole spese nei mesi antecedenti, con le quali il Governo si era promesso in favore di questo tipo di investimenti, la manovra 2019 (dettaglio) mette nero su bianco le disposizioni previste all’interno di un programma di intervento finalizzato in modo particolare ad attirare capitali sul mondo delle startup.
Tra le misure previste per raggiungere gli obiettivi preposti, figurano le seguenti indicazioni.
Interventi in favore delle startup
Testualmente, “è stato introdotto un insieme di misure volte a incentivare la destinazione di risorse finanziarie ai Fondi di Venture Capital, piccole e medie imprese e startup innovative“.
Innalzata del 10% la quota dell’attivo patrimoniale che gli enti di previdenza obbligatoria e le forme di previdenza complementare possono investire: tra gli investimenti qualificati previsti nel paniere sono introdotte quote o azioni di Fondi di Venture Capital europei, così da favorire un maggiorato flusso di capitale nella direzione dei fondi per le startup.
“Modificata la disciplina dei piani di risparmio a lungo termine, al fine di finalizzarne gli investimenti verso Fondi di Venture Capital, nonché strumenti finanziari negoziati in strumenti multilaterali di negoziazione emessi da piccole e medie imprese“. Elevate, inoltre, le agevolazioni fiscali previste per persone fisiche e giuridiche che investono in startup innovative: dal 30% si passa al 40%, offrendo così una maggior leva fiscale e stimolando la propensione al rischio ed all’investimento.
Si aggiunge all’interno del testo della manovra: “nei casi di acquisizione dell’intero capitale sociale di start-up innovative da parte di soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società, diversi da imprese start-up innovative, le predette aliquote sono incrementate, per l’anno 2019, dal 30 per cento al 50 per cento, a condizione che l’intero capitale sociale sia acquisito e mantenuto per almeno tre anni“: si tratta di un intervento in grado di stimolare una ulteriore maturazione dell’ecosistema startup, incentivando le exit e con esse la migliore integrazione dell’elemento startup come anello di congiunzione tra i piccoli investitori e l’acquisizione da parte di grandi società.
Viene creata inoltre la nuova figura del “business angel“, così definita: “gli investitori a supporto dell’innovazione che hanno investito in maniera diretta o indiretta una somma pari ad almeno euro 40.000 nell’ultimo triennio“. Tali figure potranno avere così una posizione privilegiata sulla quale costruire una nuova ennesima rete di investimento in favore delle startup ed a garanzia dei capitali messi a disposizione.
E ci mette del proprio anche lo Stato: “le entrate dello Stato derivanti dalla distribuzione di utili d’esercizio o di riserve sotto forma di dividendi delle società partecipate dal Ministero dell’economia e delle finanze sono utilizzate, in misura non inferiore al 15 per cento del loro ammontare, […] per investimenti in Fondi per il Venture Capital“. La figura dei Venture Capital diventa pertanto un hub privilegiato per incanalare gli investimenti, assumendo pertanto ruolo sempre più centrale all’interno dell’ecosistema startup.
Intelligenza artificiale e Blockchain
Nelle stesse ore in cui si comunicano i nomi delle task force che dovranno lavorare (per conto del MISE) nella compilazione delle linee guida per gli investimenti in Intelligenza Artificiale e Blockchain, la manovra mette nero su bianco un primo fondo a disposizione di queste due aree: si tratta di un capitale pari a 45 milioni di euro spalmati sul triennio 2019-2021.
Dal lavoro della task force è lecito attendersi le indicazioni di massima sulle quali scrivere i futuri interventi governativi, ma le conclusioni dovranno altresì passare al vaglio di una consultazione pubblica che potrà offrire ulteriori spunti prima che le linee guida diventino attuative. Dall’esito di questa procedura scaturiranno le direzioni di investimento del fondo costituito.
Industria 4.0
Un primo intervento è in favore delle PMI, per le quali viene istituito il cosiddetto “voucher manager“: “si attribuisce alle PMI un contributo a fondo perduto per l’acquisizione di consulenze specialistiche finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano Impresa 4.0“: l’attenzione è specificatamente per le piccole e medie imprese, ossia il cuore del tessuto imprenditoriale italiano. Il contributo a fondo perduto copre una percentuale variabile del totale ed ha un massimale specifico in base ad alcune prescrizioni previste dal comma 228 della manovra. Inoltre “I contributi […] sono subordinati alla sottoscrizione di un contratto di servizio di consulenza tra le imprese o le reti beneficiarie e le società di consulenza o i manager qualificati iscritti in un elenco istituito con apposito decreto del Ministro dello sviluppo economico”.
Microelettronica
L’Italia fa parte di un gruppo di nazioni che, grazie al supporto della Commissione Europea, intende incentivare ricerca e sviluppo nell’ambito della microelettronica. Assieme a Francia, Germania e Regno Unito, l’Italia farà la sua parte per portare a frutto un fondo complessivo da 1,75 miliardi di euro, per il quale ci si attendono rinforzi dal mondo privato per un totale pari a 6 miliardi. Nella manovra 2019 si prevedono inoltre misure concrete in questa direzione: “è istituito un fondo finalizzato all’erogazione dei contributi alle imprese che partecipano alla realizzazione dell’importante progetto di interesse comune europeo (IPCEI) sulla microelettronica, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, di 60 milioni di euro per il 2021 e di 83,4 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024″.
Grazie, 5G
Il successo dell’asta per la cessione delle frequenze per il 5G ha generato un surplus di entrate che il Governo non aveva ancora destinato. La manovra 2019 ha potuto godere di questo tesoretto e nel testo viene indicato anche il modo in cui questi 4 miliardi di euro saranno destinati: “si destinano al miglioramento dei saldi di finanza pubblica i maggiori introiti, pari a circa 4 miliardi di euro, derivanti dalla gara per la procedura di assegnazione di diritti d’uso delle frequenze disponibili per i servizi di comunicazione elettronica in larga banda mobili terrestri”.
Il 5G, prima ancora di diventare realtà, ha insomma già prodotto in concreto qualcosa di estremamente positivo per il sistema paese, agendo positivamente laddove il nervo è maggiormente scoperto: i saldi della finanza pubblica.